OSCAR 2017: preferenze e previsioni

oscars 2017

 

Come di consueto ecco l’immancabile post pre Oscar 2017. Quest’anno la scintillante “Big Night” è prevista per domenica 26 febbraio. Al solito ho visionato i film principali e tutti quelli contenenti i nominati per le sezioni attoriali perciò sono pronto a elencare le mie preferenze e previsioni per quasi tutte le categorie (niente documentari e corti). La selezione di quest’anno mi pare un poco deludente forse a causa delle polemiche dello scorso anno che hanno dato i loro (discutibili) frutti in questa edizione. Infatti c’è un numero spropositato di candidature per film e attori di colore, non sempre sorrette da motivi fondati e valori assoluti (qualcuno ha parlato di “Il diritto di contare”?). Le grandi produzioni si contano sulle dita di mezza mano e lo spazio vacante è stato occupato da film dal sapore indipendente. La grande sorpresa è il prodigioso musical “La la land” che è riuscito a eguagliare il record storico di nomination, 14, detenuto da “Titanic” e “Eva contro Eva”. A contendere la vittoria al film di Chazelle ci sono il drammatico “Manchester by the sea” e i due black drama “Barriere” e “Moonlight”. Inspiegabilmente è riuscita ad accumulare tante nominations anche un’altra pellicola black, l’insipido biopic “Il diritto di contare”. Occorre sottolineare come sia stato totalmente boicottato il film che avrebbe potuto contrastare “La la land”, “The birth of a nation”, imponente opera sullo schiavismo, affossata dalle polemiche attorno al suo regista e protagonista, Nate Parker, accusato (e assolto) di stupro in gioventù. Altro trombato di lusso è il leggendario Martin Scorsese che con il suo “Silence”, buon prodotto apprezzato dalla critica, ha raccolto la miseria di una sola candidatura. Molte polemiche si sono avute anche riguardo alla scelta della cinquina dei migliori film stranieri con esclusioni inesplicabili. C’è però anche un giusto risarcimento: nell’edizione scorsa lamentavo la peccaminosa assenza di nominations per il geniale “The lobster” del regista greco Yorgos Lanthimos; ecco che quest’anno è finito tra le migliori sceneggiature. Viste le pellicole presenti non mi spiego come il biopic “Genius” sia rimasto a mani vuote. Stesso discorso vale per l’ultimo Burton (“Miss Peregrine”) che almeno qualche nomina “tecnica” l’avrebbe meritata. Una delle favoritissime della vigilia, l’americana dal sangue vicentino Amy Adams, è addirittura finita fuori dalla cinquina dalle candidate come miglior attrice (“Arrival”). Anche un’altra favoritissima dalla critica, Annette Bening (“20th Century Woman”), non è stata inclusa nella cinquina delle migliori attrici. Che si alzi il sipario allora… (in arancio quelli che, immagino, verranno effettivamente premiati; la mia preferenza invece è in color turchese):

MIGLIOR FILM: i candidati quest’anno sono ben nove. Partirei dall’imbarazzante “Lion“ del regista teatrale John Crowley: un bimbo indiano si perde prendendo un treno per Calcutta e verrà adottato da una famiglia australiana. Lo definirei “demagogico, banale, noioso, furbo, compassato” e potrei continuare per diverse righe ma oggi sono magnanimo e mi fermo qui. Forse il peggiore del lotto. Ebbene si, c’è qualcosa che rivaleggia con “Lion” quanto a bruttezza, parlo del debolissimo “Il diritto di contare” (“Hidden figures”). La pellicola narra la storia lavorativa di tre donne di colore nell’America degli anni ’60 (sullo sfondo v’è la competizione degli USA con l’URSS per la corsa verso lo spazio); ma il tutto diviene mero pretesto per mostrare la condizione delle persone di colore in quegli anni. Peccato che la modalità scelta per mostrare tutto ciò sia a dir poco fastidiosa. Una pellicola che non va da nessuna parte, ingiustamente inserita in diverse categorie. Ho poche parole da spendere per “Hell or high water”, on the road drama che punta tutto sull’analisi sociale e i vasti paesaggi texani, notevole solo per le prove attoriali. Il film di guerra “La battaglia di Hacksaw Ridge” ha un buonissimo incedere per due terzi, con magnifiche scene di combattimento, peccato si perda nel finale un poco troppo “forrestgumpiano”; nessuna possibilità di vittoria. In quasi tutti i pronostici non rientra tra i favoriti il meritevole “Barriere” (“Fences”), adattamento dell’omonima opera teatrale di August Wilson. Non credevo un film del genere potesse piacermi tanto invece i lunghissimi e reiterati dialoghi non annoiano anzi nobilitano un prodotto assolutamente solidissimo; non ci fosse “La la land” tra i candidati avrebbe avuto diverse chances. Passiamo ora a un genere che negli ultimi anni viene gradito, e molto premiato, dall’Academy: la fantascienza. Ecco dunque lo stupefacente “Arrival” che reca la firma di Denis Villeneuve in calce. Il risultato è molto buono: non una fantascienza chiassosa, stolida e ipercinetica (“Transformers”) ma un qualcosa di cerebrale, intrigante, riflessivo e inusuale. Tratto da un racconto dell’acclamato Ted Chiang. Avrebbe pure il carisma necessario, purtroppo l’anno è quello sbagliato. “Moonlight”: black drama che è piaciuto moltissimo alla critica e, devo ammettere, anche a me. La dimostrazione di come riuscire a costruire un film raccolto, intelligente e interessante con poco budget e senza bisogno d’andare a picchiare sul tasto dell’effetto lacrima. Qualche, piccola, possibilità ce l’avrebbe pure, staremo a vedere. “Manchester by the sea”: una delle sorprese dell’anno, dramma familiare già molto applaudito al Sundance Film Festival. Malgrado l’incedere contemplativo e una certa placidità nello sviluppo che ne è anche l’atmosfera principale, si ha a che fare con un’opera molto ben diretta con indovinati inserti di musica classica e buone prove del cast. Anche questa pellicola ha il merito di evitare scorciatoie strappalacrime per arrivare al nocciolo della questione. Molto difficile ma potrebbe essere la sorpresissima. Per ultimo ho lasciato IL film, il prediletto da critica, cinefili e spettatori comuni, ovvero “La la land”. Non vedo chi o che cosa potrà togliere il premio come miglior film a questa meraviglia. “Arrival”, “Moonlight” e “Manchester by the sea” paiono i concorrenti più vicini ma non possiedono un briciolo della magia sprigionata dal musical-drama di Chazelle. Con questo film si ride, si riflette, si piange, si canticchia e ci si meraviglia. Come scrissi lo scorso anno anche stavolta non posso non menzionare la vittoria al “Critics’ Choice Movie Awards” come miglior pellicola (nove volte su dieci seguito dall’Oscar). La funzione del cinema, a dispetto di qualsiasi forma artistica assuma, è sempre stata quella di offrire uno sguardo “altro” sulla vita ergo il mio plauso e la mia preferenza vanno alla miglior sintesi possibile di tutto ciò:

LA LA LAND

La la land

La la land

MIGLIOR REGIA: fatti fuori in selezione i vari Ang Lee, Martin Scorsese, Pablo Larrain (questo a sorpresa) e Tom Ford, la scelta è ricaduta su ben quattro esordienti in questa categoria: Damien Chazelle, che si era già fatto notare con l’ottimo “Whiplash”, potrebbe ottenere la sua consacrazione grazie al convincente e scintillante “La la land”; il suo avversario principale dovrebbe essere il canadese Denis Villeneuve che con “Arrival” ha offerto un prodotto super. Credo meno, anche se i pronostici la danno ben quotata, a una vittoria del giovane Barry Jenkins alla sua seconda regia con “Moonlight”; troppo acerbo, vedremo per i prossimi anni. Chiude il quartetto esordiente il regista e sceneggiatore Kenneth Lonergan, autore non proprio rinomatissimo che ha pescato il jolly scrivendo e dirigendo “Manchester by the sea”; nessuna possibilità per lui. L’ultimo regista in concorso è il redivivo Mel Gibson, già vincente con “Braveheart – Cuore impavido” nel 1996, selezionato per “La battaglia di Hacksaw Ridge”. Non credo proprio lo vedremo trionfare. Il mio prediletto è:

Denis Villeneuve per ARRIVAL

Arrival

Arrival

 

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALEMike Mills, noto soprattutto per diversi video musicali e album cover art, ha fatto un encomiabile lavoro con l’interessante (e purtroppo passato inosservato) “20th Century Women“, qualche possibilità potrebbe pure averla. Kenneth Lonergan è candidato per “Manchester by the sea” anche in questa sezione; la pellicola non ha la sua forza nella sceneggiatura che pare piuttosto piatta e priva di picchi ma nella messa in scena; visti i non eccelsi trascorsi di Lonergan dubito vi sia una qualche possibilità di vittoria. Il contrario invece si può dire del geniale regista e sceneggiatore greco Yorgos Lanthimos che con “The lobster” ha creato qualcosa di veramente originale dove tutto funziona a dovere sino al brillante finale. Anche in questa sezione è presente “La la Land” con il suo demiurgo Damien Chazelle; immagino che alla fine sarà lui a spuntarla però credo sia il comparto dove questo grande film sia più debole; lo script funziona e possiede anche una conclusione non banale però potrebbe esser premiato l’estro greco. Ultimo della lista è Taylor Sheridan per “Hell or High Water”; la sua carriera è agli inizi, infatti prima di questa pellicola aveva realizzato solo la sceneggiatura di “Sicario”. Il film è scritto bene, rigoroso e con alcuni picchi di rilievo. Il premio per Sheridan è essere stato inserito nella categoria. Io tifo senza ritegno

Yorgos Lanthimos per THE LOBSTER

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: questa è una di quelle categorie con il verdetto già scritto. Luke Davies, poeta, scrittore e sceneggiatore, è finito qui piuttosto casualmente, il suo nominativo è stato in bilico sino all’ultimo momento. Il film da lui sceneggiato, “Lion”, è di bassissimo livello, non vedo alcuna chance di vittoria per lui. Eric Heisserer è la mente dietro l’adattamento del racconto di Ted Chiang che ha dato vita a “Arrival”. Heisserer era noto fino a oggi solo per sceneggiature horror (“Nightmare”, “La cosa”, “Lights out”) e non credo proprio ce la possa fare nonostante la bontà del suo operato. August Wilson, nonostante sia deceduto nel 2005, è stato accreditato come sceneggiatore di “Barriere”. Sua era l’omonima opera teatrale, premio Pulitzer per la drammaturgia, da cui il film di Washington ha preso vita. Per me è il vincitore annunciato. Incredibilmente è stato inserito nella cinquina il duo Allison Schroeder (nota per aver scritto nientepopodimeno che “Mean Girls 2”) – Theodore Melfi (noto per… per… no, non è noto) responsabile per quell’orrore che risponde al nome di “Il diritto di contare”. Impossibile vincano loro. Chiudono il lotto gli esordienti Barry Jenkins e Tarell McCraney nominati per il notevole lavoro fatto in “Moonlight”. Vale anche per loro il discorso già fatto per altri: l’inclusione nei magnifici cinque deve essere già motivo di grande soddisfazione. Il mio prediletto è

August Wilson per BARRIERE 

 

MIGLIOR ATTORE: i pronostici sembrerebbero tutti in favore del bravo Casey Affleck; in “Manchester by the sea” offre una stimabile prestazione anche se a me è parsa monocorde. Certo il suo personaggio consumato dal dolore e dalla colpa richiedeva una recitazione sommessa e costantemente catatonica ma è proprio per questo motivo che mi pare sia stato agevolato nella costruzione del personaggio. Il suo grande avversario parrebbe essere Denzel Washington il quale, a mio parere, offre una performance eccezionale in “Barriere”: ininterrottamente in scena per due ore, tutte dense di dialoghi, conferisce vita a un personaggio che appare immediatamente reale e vivido; sarebbe il suo terzo Oscar e sarebbe un peccato non premiarlo. Fino a quando non ho visto “Barriere” ho continuato a pensare: “Ryan Gosling è un attore che mi piace molto e in “La la land” balla e canta, chi potrà mai sfilargli il premio?”. Tutto vero ma mi pare un gradino sotto a Washington, alla pari con Casey Affleck; non credo sarà il suo anno. Le ultime due caselle sono dei classici “rimpitivi”: se il buon Viggo Mortensen se la cava egregiamente nell’interessante “Captain Fantastic”, il giovane Andrew Garfield lascia perplessi per la sua poco convincente recitazione nel film di Gibson; probabilmente al suo posto avrebbe dovuto esserci il boicottatissimo Nate Parker. Mi auguro che il premio vada all’impetuoso

Denzel Washington per BARRIERE

Casey Affleck e Lucas Hedges

Casey Affleck e Lucas Hedges

MIGLIOR ATTRICE: tanto per essere chiari bisogna ammettere che “Loving” è un film bello e interessante e che l’emergente Ruth Negga può degnamente stare in questa cinquina; il problema è che ha inaspettatamente preso il posto della bravissima Amy Adams, clamorosamente esclusa per motivi ignoti. Il ruolo di favorita passa dunque a Emma Stone (seconda nomination e vincitrice della Coppa Volpi come miglior attrice al Festival di Venezia) che in “La la land” balla e canta, cosa non da poco. Io l’ho sicuramente apprezzata ma l’interpretazione della sua rivale numero uno, la bravissima Natalie Portman, è impressionante, molto misurata e perfettamente centrata. “Jackie”, che a tratti è sfiancante, si regge totalmente sulla sua ottima prestazione. Meritatissima la candidatura per una veterana come la francese Isabelle Huppert che nel controverso “Elle” si ritaglia un ruolo difficilmente dimenticabile. Ultima ma non ultima la divina Meryl Streep giunta alla ventesima candidatura per la sua buonissima recitazione in “Florence”. Non vincerà però fa piacere vederla nella cinquina. Categoria che ritengo alquanto incerta, la mia prediletta è:

Natalie Portman per JACKIE

 

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: la nomination per Mahershala Ali è meritata però potrebbe scontare il fatto che la sua parte in “Moonlight” copre solo la prima parte della pellicola. Quella per Jeff Bridges in “Hell or High Water “ pare meramente celebrativa dato che il suo ruolo non è così incisivo e poteva essere sviluppato meglio. Veniamo ora alle polemiche suscitate dal terzo nominato del lotto, Dev Patel. In “Lion” è effettivamente il protagonista unico e da metà film in poi c’è solo lui sullo schermo, l’inserimento in questa categoria è quantomeno forzato. Temo che grazie a questo espediente la sua discutibile interpretazione lo porterà alla vittoria. Il giovanissimo Lucas Hedges strappa una nomination per la sua discreta prova in “Manchester by the sea” e dovrebbe già essere contento così. Chiude il lotto il bravissimo Michael Shannon che grazie al suo sceriffo malato terminale in “Animali notturni” si fa apprezzare non poco. Siccome amo quest’attore e ritengo che sia la cosa che si ricorda maggiormente in “Animali notturni” non posso che tifare per

Michael Shannon per ANIMALI NOTTURNI

Michael Shannon

Michael Shannon

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: per me questa è una categoria di facile attribuzione. L’imbolsita Nicole Kidman è stata inserita per un motivo a me ignoto, in “Lion” svolge un compitino senza spiccare particolarmente. Lo stesso dicasi per Michelle Williams, alla quarta nomination come la Kidman, che a parte una scena di isterismo e un pianto nel finale di “Manchester by the sea”, non offre nulla di sorprendente. Per quanto riguarda l’insulso “Il diritto di contare” credo vi sia stato uno scambio di persona: la candidata avrebbe dovuto essere Janelle Monáe e non l’anonima, almeno in questo caso, Octavia Spencer. Riceve la sua prima nomination la brava attrice britannica Naomi Harris che offre una prestazione di breve durata ma incisiva, la madre problematica del protagonista, in “Moonlight”. A meno di sorprese clamorose la statuetta è già nelle mani di una strepitosa Viola Davis (alla sua terza candidatura). La sua recitazione in “Barriere” è quasi pari a quella della sua controparte maschile. In questo affilatissimo dramma dell’anima il suo ruolo è di un’intensità e coraggio stordenti. Sarebbe grave non premiarla nonostante occorra ammettere che il suo ruolo sia effettivamente quello di “attrice protagonista” e non quello di “supporter”.

Viola Davis per BARRIERE

Viola Davis

Viola Davis

MIGLIOR FOTOGRAFIA: Bradford Young, giovane e alla sua prima nomination per “Arrival”, potrebbe avere possibilità in una categoria dove c’è molto equilibrio. L’australiano Greig Fraser, noto per la magnifiche immagini di “Bright Star”, è forse il contendente più debole coi toni neutri e le luci polverose messe in campo per “Lion”; non credo sarà il vincitore. E’ incredibile come James Laxton, anche lui alla sua prima candidatura, con le sue luci color terra e i blu notte, abbia reso vivace una pellicola malinconica come il convincente “Moonlight”; diverse chances per lui. L’unica candidatura per Scorsese e il suo “Silence” è in questa sezione ed è firmata dal messicano Rodrigo Prieto. La sua fotografia è spettacolare e rende vividissima ogni scena del film. Ho la netta sensazione che potrebbe farcela. Non poteva mancare anche qui una candidatura per “La la land”; il fotografo svedese Linus Sandgren ha indubbiamente fatto assai bene nella pellicola di Chazelle e le ha conferito quell’aria da cartolina retrò che tanto ha incantato pubblico e critica di tutto il mondo. Anche lui se la gioca per la vittoria.

Rodrigo Prieto per SILENCE

 

MIGLIOR SCENOGRAFIA: sulla carta anche in questa categoria dovremmo assistere alla vittoria di “La la land” che indubbiamente è assai meritevole. L’incognita è rappresentata dal duo Pinnock-Craig, entrambi con una statuetta vinta, che si sono fatti notare per il bel lavoro svolto in “Animali fantastici e dove trovarli”, film altrimenti dimenticabilissimo. Diverse possibilità anche per i due fantascientifici “Arrival” e “Passengers”. Per ultimo il duo Nancy Haigh, sei volte nominata e una volta vincitrice (“Bugsy”) e Jess Gonchor, seconda nomination, selezionati per la commedia dei fratelli Coen “Ave, Cesare!”. Voci di corridoio dicono che potrebbe essere premiato a sorpresa.

Sandy Reynolds-Wasco e David Wasco per LA LA LAND

Moonlight

Moonlight

 

MIGLIORI COSTUMI: la costumista britannica Joanna Johnston ha lavorato in decine di film (“Lincoln”, “Munich”, “Love actually”, “Forrest Gump”, “Salvate il soldato Ryan”, ecc) e giunge alla sua seconda nomination per il bellico “Allied – Un’ombra nascosta”); a me pare il risultato sia di grande livello. La sua rivale numero uno è la veterana Colleen Atwood che può contare su 12 nominations e ben 3 vittorie e stavolta è candidata per il prolisso “Animali fantastici e dove trovarli”. Attenzione anche all’irlandese Consolata Boyle, alla sua seconda nomina, che s’è ben comportata in “Florence”. Il lavoro più raffinato a mio parere è stato fatto da Madeline Fontaine, costumista francese nota per il “Il favoloso mondo di Amelie”, qui alla sua prima nomination per “Jackie”. Per ultima un’altra potenziale vincitrice, Mary Zophres; la costumista d’origine greca è al suo secondo tentativo con “La la land”. Anche in questo caso mi pare vi siano almeno un paio di pellicole più meritevoli. Il mio apprezzamento va per:

Madeline Fontaine per JACKIE

MIGLIOR COLONNA SONORA: non mi spiego l’inserimento di film come “Lion” e “Moonlight”,in questa sezione; la loro colonna sonora è molto minimale e non si fa particolarmente ricordare; avrei invece preferito vedere “Manchester by the sea” che presenta una selezione di classe. Il favorito non può non essere l’unico musical presente, ovvero “La la land”, che fa proprio della colonna sonora il suo pezzo forte. L’avversario più agguerrito pare “Jackie” che conta su una sorprendente musicalità oscura. L’ultimo candidato è Thomas Newman, già nominato ben 12 volte e mai vincente, ce la farà questa volta grazie a “Passengers” (film impresentabile con una bella colonna sonora). La mia preferenza va a: 

LA LA LAND

La la land

La la land

MIGLIOR MONTAGGIO: quest’anno la lotta pare meno serrata in questa categoria, difficilmente “La la land” non la spunterà, soprattutto se si innescherà il meccanismo della “pellicola pigliatutto”. Il western suburbano “Hell or High Water” offre un montaggio ritmato con tempi ben scanditi a cura del giovane inglese Jake Roberts alla sua prima candidatura; non ci sono chances per lui. Per “Moonlight” è stata nominata una coppia che attraverso campi e controcampi con lenti movimenti di camera ha saputo donare grande uniformità alla pellicola: Joi McMillon, prima donna afroamericana nominata in questa categoria e Nathaniel “Nat” Sanders, trentaseienne di belle speranze anch’esso alla sua prima nominations. Anche per loro non vedo alcuna possibilità. Il montaggio accurato e poco invasivo presente in “Arrival” potrebbe portare alla vittoria Joe Walker, esperto montatore britannico che vanta già una nomination nel 2012. John Gilbert, anche lui alla seconda candidatura, è il responsabile per l’ardito montaggio dotato di magistrali stacchi di “La battaglia di Hacksaw Ridge”. Per finire ecco il favoritissimo Tom Cross, già vincitore dell’Oscar nel 2015 sempre per un film di Chazelle (“Whiplash”), che ha saputo rendere favoloso “La la land” mescolando magnifiche scene in pianosequenza (vedere l’inizio in autostrada per credere) con un sapiente lavoro di incastro tra balli e momenti recitati; il tutto amalgamato in maniera armonica e priva di imperfezioni. Il risultato è pura magia..

Tom Cross per LA LA LAND

 

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO – SONORO: il Montaggio Sonoro vede come grande favorito l’onnipresente “La la land” ma l’australiano Andy Wright potrebbe spuntarla grazie all’accurato lavoro svolto in “La battaglia di Hacksaw Ridge”. Qualche possibilità anche per il fantascientifico “Arrival”. Sicuramente al palo resteranno “Sully” e “Deepwater”. Per il Sonoro invece il verdetto è scritto, Steven Morrow e “La la land” trionferanno com’è giusto che sia. Nessuna possibilità per “La battaglia di Hacksaw Ridge” e “Arrival”. “Rogue One: a Star Wars Story” e “13 hours” sono state inseriti come premio di consolazione (sia Star Wars che M. Bay non sono mai piaciuti all’Academy).

LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE e LA LA LAND

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI E TRUCCO: i probabili contendenti per la statuetta dorata per gli Effetti Speciali sono “Rogue One: a Star Wars Story” e “Il libro della giungla”; se è vero che l’Academy non ama la saga di Star Wars allora sarà “Il libro della giungla” a trionfare. Attenzione però a “Doctor Strange”. Nessuna chance per “Kubo e la spada magica” e “Deepwater”. I candidati per il miglior trucco sono tre e almeno uno di questi, l’alquanto gradevole “A man called Ove”, non ha ragione d’esser stato inserito in questa sezione. “Suicide Squad”, con gli italiani Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini ai comandi, dovrebbe avere la meglio su “Star Trek Beyond”.

DOCTOR STRANGE e SUICIDE SQUAD

 

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE: forse la categoria con il risultato più scontato in assoluto insieme a quella per il “miglior film”. Nulla potrà fermare il piccolo capolavoro Disney che risponde al nome di “Zootropolis” dall’aggiudicarsi l’ambita statuetta; mai premio fu più meritato. Sempre Disney è il campione di incassi “Oceania” che fa dei soldi guadagnati al botteghino il suo unico pregio. Io l’ho trovato deludente al pari di “La mia vita da zucchina”, animazione in stop-motion dalla Svizzera. Qualcuno l’ha definito “tenero” ma un cartone animato, perché di questo si tratta, a mio parere dovrebbe essere anche gradevole da “guardare” e questo è decisamente troppo grezzo. Chiudono il lotto il discreto “Kubo e la spada magica” e l’applauditissimo “La tartaruga rossa”, ultimo poetico lavoro di casa Ghibli che per questa edizione ha confezionato un film muto. Se sorpresa deve essere, speriamo ricada sull’affascinante pellicola giapponese. Stavolta vado con la Disney:

ZOOTROPOLIS di Byron Howard e Rich Moore

Zootropolis

Zootropolis

MIGLIOR FILM STRANIERO: le vie dell’Academy sono inaspettate, infatti i due migliori film stranieri dell’anno, il cileno “Neruda” di Pablo Larrain e il torbido thriller “Elle” di Paul Verhoeven sono stati esclusi tra l’incredulità generale lasciando campo aperto al tedesco “Vi presento Toni Erdmann”, una commedia drammatica che ha già fatto incetta agli European Film Award. Gli altri due contendenti principali per la vittoria sono “Il cliente” (ispirato a “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller) dell’iraniano Asghar Farhadi, già vincitore dell’Oscar nel 2012 col notevole “Una separazione” e lo svedese “A man called Ove”, un altro drammatico molto ben confezionato che riesce a far riflettere e sorridere con grande facilità. Nelle retrovie, con pochissime speranze, il film bellico danese “Land of mine” e il drammone “Tanna”, prima pellicola australiana della storia a ricevere una nomination e unico del lotto che non sono riuscito a visionare. Io ho trovato assolutamente pregevole il vecchietto irascibile de:

A MAN CALLED OVE di Hannes Holm 

OSCAR 2017: preferenze e previsioniultima modifica: 2017-02-25T15:54:45+01:00da baronbodissey
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