Per questo mese ho deciso di prendere in considerazione il primo lungometraggio del talentuoso regista (sceneggiatore, produttore) spagnolo Alejandro Amenabar, ovvero il misconosciuto thriller “Tesis“.
La pellicola narra di una ragazza (Angela) che sta facendo una tesi incentrata sulla violenza nei media audiovisivi e chiede materiale al suo relatore per documentarsi. Il professore si procura una VHS prelevandola dall’isolato deposito dell’università, ma vedendola ha un infarto. Angela giunge nella stanza e si appropria della videocassetta; in seguito visionerà il filmato in compagnia di un altro studente, Chema: i due sono casualmente incappati in una rete di snuff movie.
Un giovanissimo Amenabar, qui anche responsabile di sceneggiatura e musica, si fece notare con questa pellicola a basso budget, vincendo ben 7 premi Goya. Il film è sicuramente godibile, ha un bel ritmo e c’è suspense per tutti i 120 minuti della durata; viene reso magistralmente il senso di smarrimento e d’incertezza di Angela, noi, come lei, non sappiamo di chi ci si possa fidare realmente. Bravini Ana Torrent (“Lo spirito dell’alveare“) e Fele Martínez (“La mala educacion“, “Parla con lei“), appena sufficiente Eduardo Noriega (“La spina del diavolo“).
Angela attraverso la tesi vuole indagare sulla propria natura, infatti è evidente che lei, come molte persone, è attratta da violenza e morte e questo porta alla domande fondamentali del film: perché la violenza ci attrae? Quale è il limite di violenza mostrabile? Si parla dei famigerati film snuff, sui quali si tenta una riflessione non banale; questi sono un pretesto per ricordarci (con una frase che viene detta nella prima metà del film e illustrata nella scena finale) che l’industria cinematografica si muove seguendo una regola ferrea: “bisogna dare al pubblico quello che vuole vedere”. Film forse un po’ schematico, ma teso, intrigante e intelligente, non solo per gli amanti del thriller.
VOTO 7