Su cosa verte la prima delle due pellicole? 26 novembre 1956: il medico Ernesto Guevara, l’amico Fidel Castro e uno sparuto numero di volontari, salpano dal Messico alla volta di Cuba; la loro missione è rovesciare la feroce dittatura di Batista; non sarà semplice come avevano preventivato ma il popolo cubano rimarrà affascinato dalla condotta di questi uomini valorosi. Ho avuto la fortuna di poterlo visionare al cinema e debbo subito affermare, al contrario di quanto mi era stato riferito, che non è per niente un film noioso né particolarmente difficle; si avrà la possibilità di assistere a uno spettacolo molto interessante, intrigante e che si vorrebbe durasse più a lungo. L’occhio distaccato (distante?) dello “yankee” Soderbergh credo abbia colto perfettamente le caratteristiche del leggendario medico argentino. Stupendo il contrasto tra immagini del presente (in bianco e nero) e quelle del racconto di conquista (con un verde virato nelle sue molteplici tonalità che stordisce talmente è luminoso); la figura di Guevara affascina durante il suo percorso in visita negli Stati Uniti, durante le varie interviste e nei suoi interventi alle Nazioni Unite. Le sue frasi, le sue riflessioni e i suoi discorsi mutano in dipinti indelebili, come fossero fissati su una tela dalla nitidezza del b/n. Nelle scene del racconto è sempre ripreso di taglio o sghembo, quasi a voler rappresentare la sfuggente natura dei suoi pensieri (che sono scritti su un quadernino il cui contenuto non viene mai mostrato); lui è sempre presente fisicamente ma i suoi pensieri e il suo sguardo sono proiettati in un universo superiore dagli alti ideali. Benicio del Toro m’è sembrato assolutamente calato nella parte, perfetto e soprattutto somigliantissimo!
Passando a quello che non va: m’è sembrato un film per gente che avesse un minimo di confidenza con la storia della rivoluzione cubana. Vengono mostrate date ogni tanto ma non sono sufficienti, certi luoghi conquistati e scontri avrebbero avuto bisogno di una localizzazione visiva a favore del pubblico (poiché, per esempio, non credo tutti sappiano dove sia Santa Clara); aggiungo una costatazione banale: si parla del Che e non viene spiegato da dove derivi il nomignolo (almeno a me non sembra proprio d’averlo udito!). I personaggi sono tantissimi e col tempo trascorso nella boscaglia tendono tutti ad assomigliarsi (barba e baffi): una scritta con il nome sotto a ogni eroe rivoluzionario importante che sarebbe stata cosa gradita! In più nessuno di essi (con forse una sola eccezione, Camilo) viene approfondito in modo particolare, Che Guevara fagocita tutti… Un personaggio reso magnificamente e che a me è piaciuto tantissimo è Camilo Cienfuegos (Santiago Cabrera); nel cast si segnala la presenza anche dell’inappuntabile Demiàn Birchir (interpreta Fidel Castro)… Credo sia un film importante, da vedere e far vedere; girato in maniera esemplare e fotografato da urlo, merita assolutamente una visione.