Omaggio ad ALGERNON BLACKWOOD

Algernon Blackwood

Algernon Blackwood

Nella contea di Kent il 14 marzo 1869, ovvero 145 anni fa, nasceva lo scrittore Algernon Blackwood. Durante la gioventù studiò presso le scuole di diverse nazioni europee; in seguito migrò in Canada per poi trasferirsi negli Stati Uniti praticando il mestiere di giornalista (fu anche segretario di un banchiere e venditore di latte in polvere). All’inizio del 1900 fece ritorno nel vecchio continente e diede inizio a una fruttuosa carriera di scrittore di storie orrorifiche. In breve tempo, grazie a una produzione ingente, divenne un punto di riferimento della narrativa soprannaturale. Com’è scontato in casi come questo, ossia quando ci si trova al cospetto di un valente autore, il suo nome è pressoché sconosciuto sul suolo italico. I motivi sono molteplici: vuoi perché occorrerebbe una certa dose di coraggio da parte degli editori; vuoi perché questo genere, come anche la fantascienza, è ritenuto scadente; vuoi perché “l’orrore” è considerato un mercato di nicchia; vuoi perché la conoscenza di certi narratori del terrore è appannaggio di pochi preparati studiosi (o appassionati) e questi non fanno parte dell’organigramma di alcuna casa editrice. Negli anni in nostro aiuto sono giunte alcune pregevoli raccolte organizzate dalla Fanucci (“Colui che ascoltava nel buio” e “John Silence”), più una della Mondadori, una delle Edizioni Theoria e una, recentissima, della Utet; in più vi sono svariate generiche raccolte dell’orrore che includono diversi racconti che però sono sempre gli stessi sei o sette.

Il WendigoBlackwood è stato indicato da H.P.  Lovecraft come appartenente alla categoria dei “grandi autori” del soprannaturale e con esso condivideva un certo approccio alla “realtà sconosciuta”, invisibile ma sempre incombente. Blackwood è un uomo austero ma è senz’altro munito dell’ispirazione necessaria per riprodurre con arguzia situazioni e sensazioni che esplorano una dimensione ultraterrena. Probabilmente non è dotato della finezza narrativa di un Clark Ashton Smith ma non gli si può non riconoscere una certa abilità descrittiva e un’indubbia bravura nella creazione di atmosfere ambigue in cui la realtà va a mescolarsi con l’immaginario. Un valido esempio di questa sua capacità è riscontrabile nel celeberrimo racconto “I salici”: due amici risalgono in canoa il Danubio e si trovano a pernottare su un isolotto sabbioso; qui saranno investiti da eventi inspiegabili e spaventosi. I due protagonisti saranno costretti ad acquisire una coscienza differente da quella del reale cui sono avvezzi e dovranno spostare le proprie abilità percettive verso una realtà “altra” che mai si sarebbero sognati di incontrare. Il racconto, a mio parere, è assai evocativo, costruito con tempi perfetti e giunge al culmine con inaudita efficacia, riuscendo a donare quel senso di inquietudine raramente riscontrabile in scritti di autori più rinomati (pazienza se eccede in qualche vebosità di troppo). “Colui che ascoltava nel buio”, sebbene più discontinuo e centrato sul tema delle case infestate, è un altro riuscito esempio di gradevole racconto in crescendo.

Antiche stregonerie

Antiche stregonerie

Ma oltre ai generici racconti del terrore è un’altra la creazione rilevante di Blackwood: John Silence. Costui è un’inflessibile investigatore puritano protagonista di sei racconti nei quali dovrà confrontarsi con situazioni soprannaturali. E’ dunque un esimio esponente della categoria degli “indagatori dell’occulto”. John Silence è una derivazione del dottor Martin Hesselius di J.S.Le Fanu e dello Sherlock Holmes di sir Arthur Conan Doyle. Nelle sue avventure si troverà a indagare su vari aspetti delle scienze occulte e riuscirà a venirne a capo brillantemente. L’influenza, anche se celata, delle teorie della Golden Dawn è evidente in queste storie: la voglia di sollevare il velo, di penetrare il mistero oltre la cortina della realtà, è tipica degli appassionati di misticismo ed esoterismo. A differenza di quanto avviene nei casi di un altro celebre indagatore dell’incubo, Carnacki (ne parleremo in futuro), qui il sovrannaturale è sempre tale; in ogni “caso” le porte occulte si aprono e vomitano nel mondo reale la loro insondabile manifestazione. Tre di questi racconti sono indubitabilmente di valore (gli altri toccano corde eccessivamente sensazionalistiche e sono piuttosto scostanti), in particolare non posso non citare “Antiche stregonerie”: una pittoresca cittadina francese fa da contorno a una misteriosa vicenda con protagonisti degli incredibili gatti. Le pagine di questa vicenda trasudano un’atmosfera unica. Tutto ciò rappresenta solo una parte infinitesimale della produzione di Blackwood che scrisse fino a tarda età e morì a 82 anni avendo pubblicato circa 30 volumi.

Raccolta BlackwoodQueste poche righe rappresentano il mio prosaico omaggio per la presente ricorrenza. L’augurio che posso fare a questo considerevole scrittore è che in un futuro prossimo possa conoscere una maggiore diffusione.

Blackwood ha scritto riguardo alla creazione dei suoi racconti: “il vero racconto sovrannaturale dovrebbe uscire da quel nucleo di superstizione che si annida in ciascuno di noi; e siamo ancora abbastanza vicini ai tempi primitivi con il loro terrore per l’oscurità, perché la Ragione abdichi senza eccessiva resistenza

Buon Anniversario Algernon!

 

Omaggio ad ALGERNON BLACKWOODultima modifica: 2014-03-14T23:51:32+01:00da baronbodissey
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4 risposte a Omaggio ad ALGERNON BLACKWOOD

  1. purinella scrive:

    Io conosco quest’autore solamente per un racconto, “I salici”, che hai appunto citato.
    Mi piacerebbe tanto approfondire la sua conoscenza ma, ahimè, come dici tu non è facile trovare dei libri.
    Mi piacciono tanto i protagonisti di “Antiche stregonerie”, i miciiii! 😀
    Stupenda la citazione finale… 🙂

    Gran bel post!

  2. baronbodissey scrive:

    Ti ringrazio, molto gentile!
    Purtroppo fa parte della schiera degli autori del fantastico caduti nel dimenticatoio…

  3. Pingback: Lovecraft

  4. Pingback: Jules de Grandin

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