Tutti i colori del thrilling: LA CORTA NOTTE DELLE BAMBOLE DI VETRO

L'aldilaUna delle mie passioni cinematografiche è il giallo, ovvero il thrilling italiano anni ’70-’80; quello che dettava legge in quegli anni e ha fatto scuola in tutto il mondo. I nostri autori sono ricordati e celebrati ancora oggi ovunque, solo qui ce ne siamo dimenticati (Fulci chi?). Ecco dunque una nuova rubrichetta dedicata esclusivamente all’orrore italico, in tutte le sue sfumature, sia giallo che horror.  Molto spesso andrò a ripescare tra i classici, sporadicamente, come oggi, affronterò materiale contemporaneo (il poco rimasto).

LA CORTA NOTTE DELLE BAMBOLE DI VETRO (1971) di Aldo Lado

Praga, inizio anni ‘70: presso un’aiuola uno spazzino rinviene un corpo senza vita, l’ambulanza corre in ospedale ma non c’è niente da fare; l’uomo è deceduto da varie ore. V’è però un problema, il presunto cadavere, un giornalista americano di nome Gregory Moore, è in uno stato di morte apparente, perciò il suo corpo sembra morto ma il suo cervello è in funzione, quindi lui è vivo e cosciente di ogni cosa che accade. Assistiamo dunque al racconto di Gregory che si sforza di ricostruire quanto accaduto nell’ultima settimana, sperando che nel frattempo qualcuno si accorga che è ancora in vita. Egli ha una splendida fidanzata, Mira, con la quale non vede l’ora di condividere il resto della sua vita; la fa conoscere ad amici (tra i quali la sua ex fiamma, nonché collega, Jessica) e conoscenti (la porta a una festa dove sono presenti moltissime autorità e persone di primo piano della vita polico-sociale praghese). Una notte, mentre dorme in compagnia di Mira, viene svegliato dal collega Jacques poiché è richiesta la sua presenza visto che un politico locale si sarebbe suicidato. Il tutto si risolve in un niente di fatto, una soffiata erronea; Gregory rientra a casa e constata l’assenza di Mira. Il fatto strano è che sembrerebbe sparita nuda, poichè tutti i vestiti e i documenti sono ancora nella stanza. Iniziano le indagini da parte di Gregory che viene aiutato dai suoi amici ma osteggiato dalla polizia. Il giornalista scopre che sono diverse le ragazze sparite negli ultime tempi in città e che “la musica” è un elemento ricorrente per molte di loro.

La corta notte delle bambole di vetro

La corta notte delle bambole di vetro

SPOILER!! Mentre si sta avvicinando sempre più alla soluzione, un paio di persone vengono uccise (una è il collega Jacques) e la polizia lo ritiene responsabile. Gregory capisce che tutto ruota attorno al Klub 99 (ha trovato un biglietto addosso al cadavere d’un vetusto signore che voleva aiutarlo), un circolo di svago dell’alta società praghese frequentato da anziani. Dopo aver subito un tentativo di affogamento, torna a casa e trova il cadavere di Mira nel frigorifero; in preda a delirio sta per suicidarsi con una pistola che gli è stata fatta appositamente trovare per terra, ma giunge la polizia per arrestarlo; Gregory scappa e si introduce, furtivamente, nel Klub 99 e giunto in un oscuro salone assiste, incredulo, ad una scena surreale: al centro è posizionato un altare su cui giace una giovane ragazza nuda (ecco dove finivano le ragazze sparite) e tutto intorno sono disposti gli anziani appartenenti al club che, in preda a una spirale parossistica, iniziano ad accoppiarsi; Gregory avanza sino all’altare e viene in contatto con l’officiante di questi riti magici, esoterici e orgiastici, il quale gli comunica che verrà ridotto al silenzio, sarà reso inerme, come lo sono state le giovani che hanno tentato di ribellarsi (Mira era tra queste). Nella scena seguente si ritorna al presente e ritroviamo Gregory all’obitorio: dopo vari tentativi di rianimazione da parte dell’amico Ivan e del professor Karting, si è deciso di usarlo come cavia da autopsia per gli studenti del corso di medicina. Gregory è disperato, non sa più cosa fare; nella candida sala ovale gli studenti, i colleghi giornalisti, Jessica compresa, e alcuni membri del Klub 99, assistono silenziosi mentre il dottor Karting (e in quel momento Gregory realizza che era proprio lui l’officiate del rito), incaricato di svolgere l’autopsia, resosi conto dell’incipiente risveglio del giornalista, gli blocca la mano mentre con l’altra gli incide il cuore; in quel preciso momento parte un tremendo urlo di Jessica sul cui freeze frame termina il film… FINE SPOILER

La corta notte delle bambole di vetro 1971

La corta notte delle bambole di vetro 1971

Benché soggetto e sceneggiatura non rappresentino una novità, infatti si citano Poe (“Il seppellimento prematuro”), Hitchcock (“Crollo nervoso”), Polanski (“L’inquilino del terzo piano”, “Rosemary’s baby”) e Corrado Farina (“Hanno cambiato faccia”), Lado prova, riuscendo in massima parte, a fare un film suggestivo e d’atmosfera angosciosa, infilandosi in un filone poco battuto e molto affascinante. Questo, a mio parere, rappresenta già un pregio. La vicenda si avvale dell’uso del flashback per narrare quanto accaduto ed è servita da un montaggio che alterna bene i momenti all’obitorio e quelli “ricordati”; convincente la fotografia che prediligendo i toni del grigio per gli esterni (regalandoci una Praga livida e intrigante) e del blu-nero (con esplosioni di bianco) per gli interni, rende tutto più cupo e sfocato, suggerendo con precisione il clima “onirico”. Ho trovato la costruzione dell’intreccio accattivante e di discreta fattura, sebbene il ritmo non risulti altissimo e in alcune parti si perda di vista l’atmosfera generale. La parte finale, con lo spietato meccanismo che si chiude alla perfezione, è di sorprendente impatto e non può non suscitare reazioni, benché paia forse un tantino “frettolosa”. Diverse le inquadrature formalmente ineccepibili e dotate di una certa eleganza (la soggettiva iniziale fatta dall’ambulanza per le vie di Praga), buona l’attenzione per i particolari (i due “scaraventamenti” dai ponti sono però poco credibili). La colonna sonora dell’onnipresente Morricone contribuisce alla creazione di un clima malsano ed opprimente. Due parole sugli attori: il cast fa da buon contorno al piacione Jean Sorel (“Una sull’altra”, “Una lucertola con la pelle di donna”) qui a suo agio nella parte di catalettico poiché non è dotato di molta espressività, non posso non segnalare Barbara Bach, splendida; m’è sembrata sprecata la Thulin, mentre è di classe il contributo di Mario Adorf.

Barbara Bach

Barbara Bach

La connotazione politica del film, come spiegato dallo stesso Lado, consiste nel fatto che in quel periodo, chi voleva indagare sulle mosse della politica, veniva trasferito, allontanato, quindi anestetizzato, come il nostro protagonista (ciò non può non ricordare il pregevole romanzo di Leonardo SciasciaIl contesto”). Karting, parlando con George nel finale, dice di come la politica, per continuare a vivere, debba trarre forza dal “vigore” dei giovani, i quali sono facilmente plagiabili. Il potere, normalmente appannaggio dei vecchi, si nutre e s’è sempre nutrito delle energie dei più giovani. Il titolo della pellicola è molto intrigante anche se non c’entra con il film: “La corta notte delle farfalle”, titolo originale, faceva infatti riferimento alla caducità della gioventù che dura un battito d’ali, come la vita delle farfalle (come ci ricorda una canzone cantata da un giovane sul ponte Carlo). L’aneddotica sul titolo racconta che Lado, qui anche autore di soggetto e sceneggiatura, ne avrebbe voluto un altro, “Malastrana” (“città nuova”, insolito  quartiere subito dopo il Ponte Carlo), ma i produttori lo bocciarono perché temevano il pubblico italiano non lo avrebbe capito; si passò perciò a “La corta notte delle farfalle” che venne modificato in fretta a furia per non creare confusione col film di Duccio Tessari Una farfalla con le ali insanguinate”  (pellicola appena discreta) uscita un mese e mezzo prima (10 settembre 1971 contro 28 ottobre 1971). Una nota sulle, indovinate, locations: le riprese si svolsero a Zagabria e furono implementate da diversi spezzoni girati a Praga, magica città nella quale la vicenda si svolge e che negò i permessi per filmare (Lado vi girò, in 3 giorni, diverse scene del film con i due attori principali facendole passare come documentario). Devo ammettere di apprezzare assai questo filone “esoterico – metafisico” e ne parlerò ancora in futuro (uno dei mie film prediletti, ancorché derivativo, appartiene a questo ramo). “La corta notte delle bambole di vetro” resta un piccolo gioiello della produzione nostrana di cui consiglio assolutamente la visione. Voglio ricordare che Aldo Lado è il regista di altri due buoni prodotti di genere:  l’ossessivo “Chi l’ha vista morire?”  (1972) e l’insostenibile, per me lo è stato, rape and revengeL’ultimo treno della notte” (1975).

VOTO 7,5

Tutti i colori del thrilling: LA CORTA NOTTE DELLE BAMBOLE DI VETROultima modifica: 2015-01-23T19:49:52+01:00da baronbodissey
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