OSCAR 2016: preferenze e previsioni

2016

Nonostante il tempo libero a mia disposizione sia ben poco non posso proprio rinunciare al classico post in vista della “Big Night”; infatti gli Oscar 2016 verranno assegnati domenica 28 febbraio. Essendo riuscito, come sempre, a visionare tutti i film principali eccomi pronto a indicare le mie preferenze e previsioni per quasi tutte le categorie (come al solito niente documentari). La selezione di quest’annata propone film di livello, inclusa la sorpresissima “Mad Max: Fury Road” che ha fatto incetta di candidature; da dita negli occhi sono le inspiegabili esclusioni (figurarsi se potevano ambire al premio principale due film che presentano rispettivamente un amore lesbo e il primo cambio di sesso accertato della storia) dalle categorie MIGLIOR FILM e MIGLIOR REGIA di due delle migliori pellicole in assoluto: “Carol” dell’eccellente Todd Haynes e il biopic “The danish girl”. Tanto per essere chiari confesso che avrei assegnato entrambi i premi principali a “Carol”. Peccaminosa anche la mancanza assoluta di nominations per il geniale “The lobster” del regista greco Yorgos Lanthimos (correte subito a recuperarlo!). Dunque, tastiera in posizione e comincino le danze (in arancio quelli che, a parer mio, verranno effettivamente premiati, la mia preferenza invece è in color turchese; come al solito in blu personaggi e film con scheda “linkata” cliccabile):
MIGLIOR FILM: i candidati quest’anno sono otto. Partiamo da “Brooklyn“ del regista teatrale John Crowley: nettamente il più debole del lotto, tutto imperniato su una storia banale nella quale la fortunata protagonista immigrata troverà la felicità dopo varie peripezie. Stupefacente la sua presenza in questa categoria. “Room”: tratto da un romanzo assai venduto di Emma Donoghue regala una prima metà strepitosa per poi perdersi nel classico “compitino” nella seconda parte; non possiede sufficiente “carisma” per puntare alla statuetta d’oro. “Il ponte delle spie”: film che m’ha deluso e annoiato assai, dovessi definirlo con tre aggettivi sceglierei: compassato, intricato ed elefantiaco. Credo sia stato incluso solo come omaggio al suo regista, il potente Steven Spielberg. “The martian – Sopravvissuto“: negli ultimi anni le pellicole fantascientifiche sono tornate molto in auge grazie ai recenti trionfi di “Avatar” e “Gravity”, ecco dunque perchè un buon film come questo, una sorta di “Castaway” (on Mars) spaziale, s’è trovato diverse candidature sul capo; forse una parte del merito va al suo esimio regista, il sempreverde Ridley Scott. “La grande scommessa”: pellicola che si avvale di un gran bel cast (Bale, Gosling, Carrell), di una regia spigliata, di una storia (drammaticamente) vera e di un buonissimo ritmo; sicuramente non vincerà, non è uno di quei prodotti ad ampio respiro, però è una prova di valore. Veniamo ora a quelli che mi paiono i tre pezzi grossi del lotto cominciando con uno dei due che m’è piaciuto di più: “Il caso Spotlight”. Classico film d’inchiesta come solo gli americani sanno fare; ricorda “Tutti gli uomini del presidente”, con un andamento serrato, una storia coinvolgente, attori bravissimi e una regia misurata, mai invadente o sopra le righe. Non è il favorito però ha tutte le carte in regola e ha vinto il “Critics’ Choice Movie Awards” (otto volte su dieci è stato seguito dall’Oscar).“The Revenant – Redivivo”: ecco, ahimè, il probabile vincitore. Il furbo regista messicano Iñárritu quest’anno propone un energico polpettone che affonda le radici nella storia americana. Ne esce un affresco alla “Balla coi lupi” che fa della vendetta e dei grandi spazi silenziosi la sua ragion d’essere. Buono ma nulla di clamoroso. Per ultima la sorpresona, ovvero “Mad Max: Fury Road”. Chi mai si sarebbe aspettato tante candidature per un film di questo genere? Un’opera post apocalittica realizzata con grande maestria e amore per la settima arte; l’aggettivo più calzante per inquadrare degnamente questo gioiellino è “epico”. Il mio entusiasmo e la mia preferenza vanno a:

 
MAD MAX: FURY ROAD

 

MIGLIOR REGIA: qui la situazione parrebbe piuttosto fluida, il riconoscimento dovrebbe andare ad Alejandro Iñárritu il quale potrebbe essere il terzo regista della storia a vincere due oscar consecutivi per la miglior regia (John Ford e Joseph L. Mankiewicz). La grossa sorpresa però potrebbe essere dietro l’angolo: George Miller! E’ incredibile pensare che l’ideatore della saga di Mad Max abbia oggi 71 anni; quest’ultimo capitolo ha del miracoloso, e’ di una freschezza e magniloquenza sconcertanti. Qualche possibilità si dice che l’abbia pure Tom McCarthy per l’eccelso “Il caso Spotlight” e, visto quanto m’è piaciuto, non storcerei il naso. Escluderei la vittoria dell’acerbo Adam McKay (“La grande scommessa“) che nell’ultima settimana viene però dato in ripresa. Per l’irlandese Lenny Abrahamson e il suo “Room” è già stato un successo essere incluso nella cinquina. Il mio preferito:

 
Tom McCarthy per IL CASO SPOTLIGHT

Il caso Spotlight

Il caso Spotlight

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Berloff, Henman, Leight Savidge e Wenkus han fatto un bel lavoro con l’interessante (e purtroppo passato inosservato) biopic “Straight Outta Compton“ ma non vinceranno a causa della ristrettezza dell’argomento trattato (un film su una band di colore non può attrarre molte simpatie tra i membri dell’Academy). Charman e i fratelli Coen firmano un film (“Il ponte delle spie”) troppo “molle” e privo di picchi, pochissime possibilità per loro. “Inside out”: che ci fa qui questa “cosa”? Film corredato da una sceneggiatura che pare scritta da un gruppo di bimbi di otto anni. Quello che non mi spiego è: perché non includere al suo posto il buon Tarantino col suo intrigante “The Hateful Eight”? Tom McCarthy e Josh Singer potrebbero essere i vincitori per il loro magnifico operato sul “caso Spotlight” (rigoroso, affilato e scritto benissimo). Per ultimo ho lasciato quello per cui tifo, il giovane prodigio Alex Garland (c’è lui dietro alle sceneggiature di “28 giorni dopo” e “Sunshine”). Il suo fantascientifico “Ex Machina”, di cui è anche regista, è un grande esempio di scrittura: raccolto, scaltro e teso. Tenderei a preferire (di poco su Spotlight):

 
Alex Garland per EX MACHINA

 

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: Nick Hornby è un valente scrittore ma “Brooklyn” è un pessimo film corredato da una storia eccessivamente semplicistica. Il talentuoso Drew Goddard (“Quella casa nel bosco” è farina del suo sacco) s’è trovato a dover lavorare su una sceneggiatura troppo derivativa (“Sopravvissuto – The martian”) per aver possibilità di vittoria. Emma Donoghue è anche l’autrice del libro da cui “Room” è tratto e non vincerà a causa dell’eccessiva discontinuità del suo racconto. Charles Randolph e Adam McKay sono indubbiamente brillanti e han realizzato una sceneggiatura di sommo livello; rendere intelligibile un campo gravido di tecnicismi come quello della borsa e dei mutui era impresa non facile. Saranno loro con “La grande scommessa” i vincitori. Per ultima ecco Phyllis Nagy che ha ridotto con grande raffinatezza “Carol”, celebre romanzo di Patricia Highsmith. Il mio prediletto dovrebbe coincidere con quello dell’Academy:

 
Charles Randolph e Adam McKay per LA GRANDE SCOMMESSA

 

MIGLIOR ATTORE: come l’anno scorso (Matthew McConaughey) e quello precedente (Eddie Redmayne) il verdetto parrebbe già scritto: Leonardo Di Caprio, alla quinta nomination, dovrebbe finalmente portarsi a casa l’agognata statuetta. Il suo inteso “Redivivo” avrebbe tutte le carte in regola ma… la splendida interpretazione di Eddie Redmayne in “The Danish Girl” è impressionante e potrebbe creargli qualche problema. “Steve Jobs” è un biopic di stampo teatrale che si regge sulla presenza scenica, sul carisma e sulla bravura di Michael Fassbender, attore che ha raggiunto un altissimo livello di recitazione; non mi stupirei se fra i due litiganti fosse lui a spuntarla. Buona la prova dell’istrionico Bryan Cranston nel biografico “L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”; la sua inclusione nella cinquina è già un bel premio. Il simpatico Matt Damon, alla quarta candidatura, non ha alcuna ambizione di vittoria col suo “Sopravvissuto – The Martian”. La mia preferenza va a:

 
Eddie Redmayne per THE DANISH GIRL

Eddie Redmayne

Eddie Redmayne

MIGLIOR ATTRICE: la candidatura a Jennifer Lawrence, la quarta negli ultimi sei anni, mi pare un tantino esagerata; il film che la vede protagonista, “Joy”, non è nulla di clamoroso e lei propone una recitazione nella media. Bella e brava, niente da dire, ma non per questo deve essere candidata ogni anno. Saoirse Ronan: per me è un altro grosso mistero! “Brooklyn” è imbarazzante e la sua interpretazione altalenante, perché non inserire la bravissima Rachel Weisz (“The lobster”) al suo posto? Brie Larson: la vincitrice annunciata per il suo angosciante ruolo in “Room”. Di sicuro è meritevole, nulla da dire, però sua maestà Cate Blanchett fornisce l’ennesima prova di spessore; in “Carol” è pazzesca, comunica col solo movimento del corpo, senza bisogno di parlare. L’ultima del lotto è un’altra favolosa attrice, la britannica Charlotte Rampling. Incredibile come non sia mai stata candidata all’Oscar prima d’ora. “45 anni” è un prodotto di buon livello e lei recita con intensità e classe assolute; meriterebbe un riconoscimento. Non posso non dare la mia preferenza a:

 
Cate Blanchett per CAROL

 

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: che categoria complicata questa! Quantomeno lo è per me, poiché l’Academy sembrerebbe aver già deciso. Questo è uno di quegli Oscar sicuri al 99%, tutti i siti specializzati dicono che “Creed” porterà Sylvester Stallone vittoria. Il film l’ho visto, è discreto e lui è indubbiamente bravo, ma c’è di meglio e aggiungo: è mai possibile che premino di nuovo un attore che ha a che fare col pugilato (C. Bale nel 2011)? Christian Bale fornisce l’ennesima prestazione di livello; il suo genietto disadattato, volutamente sopra le righe, spicca in “La grande scommessa” (in quanto mio attore preferito lo premierei per ogni film che fa). Tom Hardy potrebbe rappresentare il ‘coup de théâtre’ della serata; il suo ruvido personaggio in “Redivivo” m’è parso molto realistico e ben caratterizzato, grande prova per lui. Mark Rylance è quello che mi convince di meno dell’intero lotto, forse perché non ho apprezzato “Il ponte delle spie”; zero possibilità per lui. Mark Ruffalo: ma quanto è bravo quest’attore (terza nominations negli ultimi 5 anni)? Un vero saggio di bravura incastonato in un mirabile film corale (“Il caso Spotlight”). La mia preferenza va a:

 
Mark Ruffalo per IL CASO SPOTLIGHT

 

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: categoria di non facile attribuzione. Alicia Vikander parrebbe essere la favorita per “The Danish Girl” (anche se io l’avrei candidata per “Ex Machina”); non mi pare eccessivamente meritevole, ricorda molto la prestazione di Felicity Jones lo scorso anno (“La teoria del tutto”), sopravvalutata. La tallona da vicino l’ottima Kate Winslet, sette nominations e una vittoria, per la segretaria “grillo parlante” in “Steve Jobs”; a mio parere una solida interpretazione ma senza picchi. E’ impossibile non prendere in considerazione la bella prova di Rooney Mara in “Carol”: misuratissima e leggiadra (da vedere e rivedere l’ultima scena che omaggia Bergman). Anche la lercissima Daisy interpretata da Janet Jason Leigh meriterebbe molta considerazione e da quando ho visto “The Hateful Eight” (l’ultimo candidato che ho visionato) ho cominciato a pensare che sarà lei a spuntarla. Chiude il gruppo l’incantevole Rachel McAdams che offre una prestazione consistente nel pregevole “Il caso Spotlight”.

 
Rooney Mara per CAROL

Rooney Mara

Rooney Mara

MIGLIOR FOTOGRAFIA: quest’anno questa è LA categoria. I cinque candidati sono tutti tra i migliori nel loro genere (insieme a Storaro, Menges e Doyle). Ed Lachman, già collaboratore assiduo di Soderbergh e dello stesso Haynes, quest’anno ha lavorato splendidamente sulla luce naturale degli interni per “Carol” rendendolo “vintage”come richiesto a un film ambientato negli anni ’50. Tra i suoi avversari più agguerriti c’è il messicano Emmanuel Lubezki che però ha vinto nei due anni precedenti, con “Gravity” e ”Birdman”, per cui escluderei una sua tripletta. Il paradosso è che forse questa è la categoria nella quale “Redivivo” meriterebbe di più; i suoi colori lividissimi e il fine lavoro di cesello sui riflessi conferiscono alle scene quel senso di realismo che lo permea e lo rende così selvaggio. Il britannico Roger Deakins è noto per essere arrivato alla tredicesima nominations senza mai vincere (gli sono state scippate tre statuette per “Skyfall”, “Prisoners” e il sottovalutatissimo “Unbroken”); potrebbe il lavoro fatto sul controluce e sulle tonalità scure e oppressive di “Sicario” portarlo al primo trionfo? L’australiano John Seale, coi suoi 73 anni, è il più vecchio del lotto. Il lavoro stupefacente fatto con i colori contrastanti e molto accesi fatto con “Mad Max: Fury Road” gli consegnerà la seconda statuetta venti anni dopo la prima (“Il paziente inglese”)? L’ultimo della cinquina non fa da mero contorno come succede in altre sezioni poiché trattasi del maestro Robert Richardson (vincitore già tre volte con “JFK”, “The Aviator” e “Hugo Cabret”). Collaboratore storico di Oliver Stone e Martin Scorsese, amante indefesso della luce naturale, ha continuato il suo sodalizio con Quentin Tarantino dando una grande vivacità nei colori in interno del suo nuovo western; “The Hateful Eight” propone in modo superbo il contrasto tra colori saturati dentro l’emporio di Minnie e quelli desaturati nei brevi scorci innevati in esterno. Sarà una lotta serratissima, potrebbe vincere chiunque (e comunque il premio finirebbe in mani buone); io scelgo:

 
John Seale per MAD MAX: FURY ROAD

 

MIGLIOR SCENOGRAFIA: il plurinominato “Redivivo”, che si è avvalso dell’abilità di Jack Frisk (alla seconda candidatura), se la giocherà, molto probabilmente, con l’apocalittico “Mad Max: Fury Road”. Non sottovaluterei nemmeno il pregevole lavoro fatto sugli interni stile Liberty di “The Danish Girl” (Eve Stewart è alla sua quarta candidatura). “Il ponte delle spie”, film che ho gradito molto poco, si giova però di un’ottima ricostruzione della Berlino all’epoca dell’innalzamento del famoso muro; potrebbe spuntarla a sorpresa. Ultimo del lotto è “Sopravvissuto – The martian” che avrei escluso a favore di “Carol”. Inspiegabile l’assenza del migliore di tutti, il fastoso “Crimson Peak”. Il mio favorito è:

 
Michael Standish e Eve Stewart per THE DANISH GIRL

 

MIGLIORI COSTUMI: Sandy Powell, alla dodicesima candidatura con ben tre vittorie (“Shakespeare in Love”, “The Aviator” e “The young Victoria”), è presente con due film: “Carol” e “Cenerentola”; il primo dovrebbe spuntarla per risarcirlo della penuria di nominations conquistate. Jenny Beavan, alla decima candidatura con Oscar nel 1987 col magnifico “Camera con vista”, ha però fatto un lavoro eccellente in “Mad Max Fury Road” e se la gioca alla grande. Completano la lista Jacqueline West per “Redivivo” e Paco Delgado per “The Danish Girl”, solo quest’ultimo potrebbe avere qualche minuscola possibilità. La domanda è la medesima della categoria precedente: come mai manca “Crimson Peak”, non sarebbe stato bene al posto di “Cenerentola”? Io premierei:

 
Jenny Beavan per MAD MAX: FURY ROAD

Mad Max Fury Road

Mad Max Fury Road

MIGLIOR COLONNA SONORA: sezione di difficile interpretazione. Il popolo italico spera nella vittoria di Ennio Morricone (vincitore di un solo Oscar ma “alla carriera”) per le buone suggestioni che ha saputo creare per il film di TarantinoThe Hateful Eight” ma, perché c’è un ma, la concorrenza è agguerrita. Il primo da tenere in considerazione è il signor John Williams, ben 50 nominations e 5 vittorie: indubbiamente di valore il suo operato per “Star Wars: il risveglio della forza”, non vince da 25 anni. Jóhann Jóhannsson è giovane ma talentuoso e il lavoro svolto per “Sicario” gli concede qualche speranza. Carter Burwell, assiduo collaboratore dei fratelli Coen, ha composto la malinconica colonna sonora di “Carol” (una di quelle che ti rimangono impresse sin dalla prima nota), a mio parere sarebbe un delitto non premiarlo. Thomas Newman, dodici volte candidato e mai vincente, resterà a bocca asciutta anche stavolta; troppo debole ciò che ha ideato per “Il ponte delle spie”. L’Academy premierà Morricone, io invece:

 
Carter Burwell per CAROL

 

MIGLIOR MONTAGGIO: credo che qui vi sarà una lotta gomito a gomito tra “Redivivo“, l’ottimo “Spotlight” e l’impeccabile “La grande scommessa” che è curato da quel tizio originale che risponde al nome di Hank Corwin. Sono tutti montati con grande eleganza (rigore nel caso di “Redivivo”) ma credo che il favorito sia il primo dei tre. Stavolta gli stacchi di montaggio non aiuteranno “Mad Max: Fury Road” e nemmeno “Star Wars: il risveglio della forza” ad aggiudicarsi la statuetta.

 
Tom McArdle – IL CASO SPOTLIGHT

Redivivo - The Revenant

Redivivo – The Revenant

 

EFFETTI SPECIALI: questa categoria è assai intrigante e incerta poiché piena di buonissimi film fantascientifici. A mio parere “The revenant – Redivivo” non ha alcuna possibilità e avrebbe dovuto essergli preferito “Jurassic World”. “Sopravvissuto – The Martian” è buono ma non abbastanza. La frettolosa inclusione di “Star Wars: il risveglio della forza” in diverse categorie mi fa pensare che qualcosa porterà a casa e nel caso specifico credo non sarebbe uno scandalo. Consta di effetti speciali per nulla invasivi che riportano agli esordi della saga, fatto molto apprezzabile. “Mad Max: Fury Road” è lo sfidante più accreditato; il lavoro svolto è eccellente, quasi nullo il ricorso alla CGI, risultato finale da urlo. “Ex Machina”: anche in questo caso siamo su livelli di eccellenza ma non credo verrà premiato. La mia preferenza va ancora a:

 
MAD MAX: FURY ROAD

 

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO – SONORO – TRUCCO: Credo che nelle prime due categorie si spartiranno un premio a testa “Star Wars: il risveglio della forza” e “Mad Max Fury Road“; “Redivivo” potrebbe inserirsi e scippare almeno una statuetta. Non mi stupirei se il premio nel Montaggio Sonoro andasse a “Sicario”. Per quanto riguarda il trucco i film nominati sono solo tre e “Mad Max: Fury Road” non dovrebbe avere alcun problema ad avere la meglio su “Revenant” e “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”. Anche qui è inspiegabile l’assenza di “Crimson Peak”. Le mie preferenze a:

 
MAD MAX: FURY ROAD (x2) e STAR WARS

 

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE: in questa categoria il verdetto è, ahimè, già scritto, l’insipido “Inside out” di casa Pixar vincerà la preziosa statuetta. Il messaggio del film non sarebbe neanche disprezzabile ma tutta l’operazione è ammantata da un fastidioso afflato retorico calato in una narrazione soporifera. L’alternativa potrebbe essere “Anomalisa” (già Leone d’Argento quest’anno) di Charlie Kaufman (sue le sceneggiature di “Essere John Malkovich” e “Se mi lasci ti cancello”); l’unica sua pecca è una realizzazione grafica poco gradevole. Il film di gran lunga migliore del lotto è però l’ultimo (purtroppo pare in modo definitivo) lavoro di casa Ghibli, l’incantevole “Quando c’era Marnie“; tratto da un libro per ragazzi di Joan G. Robinson e firmato da Hiromasa Onebayashi. Una pellicola intelligente, misteriosa e delicata con dei disegni deliziosi; peccato che anche quest’anno si assisterà a un’ingiustizia. “Il bambino che scoprì il mondo” del brasiliano Alê Abreu suona molto come riempitivo. Per ultimo il simpatico “Shaun, vita da pecora – Il film”, di sicuro non vincerà però è un buon prodotto. La mia preferenza è indubitabilmente per:

 
QUANDO C’ERA MARNIE di Hiromasa Onebayashi

Quando c'era Marnie

Quando c’era Marnie

OSCAR 2016: preferenze e previsioniultima modifica: 2016-02-25T05:37:12+01:00da baronbodissey
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