OSCAR 2018: preferenze e previsioni

Oscars 2018 90th

 

Come di consueto ecco l’immancabile post pre Oscar 2018.  La sfavillante notte delle stelle, giunta alla novantesima edizione, avrà luogo in quel di Los Angeles domenica 4 marzo. Anche quest’anno ho visionato i film principali e quasi tutti quelli selezionati per le sezioni attoriali e tecniche, ergo sono pronto per tentare di indovinare i vincitori per quasi tutte le categorie (niente canzone, documentari e corti). Tra i selezionati di quest’anno pare non mancare nessuno dei prodotti migliori (ad eccezione dello snobbatissimo e raffinato “Assassinio sull’Orient Express”). La sorpresa di quest’edizione ritengo sia “Scappa – Get out”, pellicola horror che ha racimolato ben 4 candidature, tutte nelle sezioni più importanti. Dopo averlo visto mi sto domandando come sia possibile ma a ben pensarci la tematica razziale piace sempre all’ambiente hollywoodiano e ci si fa sempre bella figura ad appoggiare il progetto di un regista di colore. La voce grossa la fa l’immaginifico film di del Toro che porta a casa ben 13 candidature (debbo rilevare che purtroppo han ricevuto nominations tutti gli attori della pellicola tranne l’unico che meritava davvero, il crudele Michael Shannon). A contendergli lo scettro saranno, con discreta probabilità, “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e “Il filo nascosto” anche se comincio a sospettare che il gradevolissimo “Lady Bird”, in virtù del noto scandalo sessuale che ha travolto Hollywood lo scorso anno, potrebbe portare al trionfo la sua regista, Greta Gerwig. Non manca una piccola soddisfazione per l’Italia che vede “Chiamami col mio nome” di Luca Guadagnino (ne ha fatta di strada da “Melissa P.”), selezionato in diverse categorie (4). Tra gli altri contendenti potrebbero portare a casa qualcosa l’alterno drammone “Mudbound” e il biopic “I, Tonya”. Ho l’impressione che il notevolissimo “Dunkirk” resterà a bocca asciutta; mi auguro invece che “Blade Runner 2049” vinca un paio di premi nelle categorie tecniche. Temo che per i film d’animazione s’assisterà a un clamoroso scippo: l’innocuo “Coco” avrà la meglio sul geniale “Loving Vincent”? Se per la migliore attrice il verdetto pare già scritto, molta attesa viene riservata per il premio al miglior attore: riuscirà Daniel Day Lewis a fare il poker? Pochi dubbi ci sono anche per il vincitore nella categoria del miglior film straniero dalla quale sono stati fatti fuori all’ultima preselezione i due film migliori: il francese “120 battiti al minuto” e il tedesco “Oltre la notte”. Andiamo a cominciare (in arancio quelli che, immagino, verranno effettivamente premiati; la mia preferenza invece è in color turchese):

MIGLIOR FILM: tanto per essere chiari ritengo che “Blade Runner 2o49”, “Kong: Skull Island” e “Baby Driver” avrebbero dovuto essere inclusi in questa categoria. Partirei parlando del discreto “Scappa – Get-out” di Jordan Peele; sebbene sia ampiamente derivativo va dato merito al regista di aver saputo assemblare situazioni già viste in altri film integrandole con il tema razziale. Le sue possibilità sono nulle anche se questa, tra quelle ricevute, è la candidatura più meritata. “Lady Bird” di Greta Gerwig è un piccolo film di formazione che non spicca per particolari pregi se non quello di aver saputo cavalcare l’indignazione di Hollywood per lo scandalo molestie; normalmente non sarebbe stato notato da nessuno ergo le sue chances di vittoria sono bassissime. “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino è un film che ho trovato appena sufficiente e non capisco in virtù di cosa sia stato inserito nella lista dei magnifici nove. “Il filo nascosto” di Paul Thomas Anderson è un prodotto elegante e ben confezionato, nulla di clamoroso ma ha il suo perché. “The Post” è una buonissima pellicola di cronaca che ricorda il rimarchevole “Il caso Spotlight” e che avrebbe potuto essere maggiormente considerata anche nelle altre categorie (e lo dice uno che non ama particolarmente Steven Spielberg); non vincerà nulla ma almeno ha ricevuto l’onore d’esser nominata. “L’ora più buia” di Joe Wright sarà un film monocorde però non tradisce le attese e si fa apprezzare per la compattezza e per il rigore storico con il quale è realizzato. “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” di Martin McDonagh: pungente commedia nera che è piaciuta moltissimo alla critica. Io l’ho trovato interessante, ben diretto e con un parco attori che ha offerto prove di grande livello, potrebbe essere il vincitore della categoria. L’altro favorito è La forma dell’acqua” di Guillermo del Toro già vincitore del Leone d’Oro a Venezia. Ho faticato a finirlo, questo significa che non è un prodotto nelle mie corde. La storia bizzarra, il ritmo soporifero e lo snodo amoroso sono tutti elementi che me l’hanno reso indigesto; non sono rimasto per nulla affascinato dal tentativo di farne una favola moderna. “Dunkirk” è il mio prediletto, un film di guerra dove di guerra ce n’é davvero poca però mette in scena un fascino e una messa in scena potentissime. La scelta di utilizzare pochissimi dialoghi accompagnati da una colonna sonora incalzante è stata vincente e la storia, quella vera, è sempre emozionante; sarebbe un vero peccato non premiarlo. Quest’anno la vittoria al “Critics’ Choice Movie Awards” come miglior film (nove volte su dieci seguito dall’Oscar) è andata a “La forma dell’acqua”, se tanto mi da tanto… Il mio tifo appassionatissimo va tutto per il magistrale

DUNKIRK

Dunkirk

Dunkirk

MIGLIOR REGIA: il frontrunner è uno e indiscusso, Guillermo del Toro; il suo “La forma dell’acqua” ha fatto il pieno di premi ovunque e quasi sempre la miglior regia è andata a lui. A mio parere il film non è tanto convincente e in questa categoria potrebbe scapparci la sorpresa. I concorrenti principali sono l’incommensurabile Christopher Nolan e l’emergente Greta Gerwig. Nolan è un mostro di bravura e “Dunkirk” è una vera perla ma il vento che spira da Hollywood potrebbe spingere l’Oscar nelle mani della Gerwig. Quale occasione migliore potrebbe esserci se non premiare “Lady Bird” per lenire il dolore e l’indignazione suscitati dallo scandalo delle molestie sessuali? Il mondo del cinema americano è bigotto, falsamente puritano e fa della demagogia la sua arma di seduzione, come non approfittare di una pellicola tutta al femminile per riparare i danni del suo star system maschilista? “Il filo nascosto” è affascinante e ben diretto ma il sempre lodevole Paul Thomas Anderson dovrà ripassare un’altra volta. Chiude la cinquina Jordan Peele con il suo horror-drama “Scappa – Get-out”. La domanda è: cosa ci fa qui? Se nella categoria “miglior film” poteva starci, anche visti gli ingenti incassi, in questa non ne vedo il motivo. La pellicola, di cui Peele è anche sceneggiatore, è assolutamente derivativa e non si distingue per geniali trovate registiche. Ennesima candidatura “politically “correct” e ruffiana da parte di Hollywood che deve inserire un autore di colore anche quando non merita. Io tifo alla grandissima per:

Christopher Nolan per DUNKIRK

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: come il prezzemolo Jordan Peele e il suo film “Scappa- Get-out” sono presenti anche in questa categoria, stavolta direi in modo immeritato. Stesso discorso vale per il duo Gordon-Nanjiani inseriti come riempitivo per la sciocca commedia sentimentale “The big sick”; si sarebbe potuto impegnare il loro posto con qualcuno di più valevole. Greta Gerwig e il suo “Lady Bird” qui paiono avere meno chances che altrove. La statuetta se la disputeranno sicuramente Del Toro-Taylor per il loro lavoro in “La forma dell’acqua” e Martin McDonagh per “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Il fatto che non sia stato inserito tra i migliori registi mi fa pensare che il premio andrà a McDonagh; il suo film è indubbiamente ben scritto e fa egregiamente quello che deve fare: tralascia un poco il lato thriller e si ben concentra sui rapporti interpersonali. Visti i titoli non entusiasmanti presenti mi schiero con

Martin McDonagh per TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

Tre manifesti

Tre manifesti

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: mi pare che questa sia una di quelle categorie con il lotto più debole di partecipanti. Non posso dire nulla sul lavoro fatto da Mangold e soci su “Logan” perché non l’ho visto non amando le avventure di Wolverine e dei suoi amici mutanti. Posso invece affermare che James Ivory ha saputo fare molto di meglio rispetto a “Chiamami col tuo nome”, qui m’è sembrato molto sottotono. Dee Rees (qui anche regista) e Virgil Williams invece han messo troppa carne al fuoco in “Mudbound”; il romanzo di Hillary Jordan era complesso e loro non mi pare siano riusciti nell’opera di snellimento, infatti il film risulta greve, circonvoluto. Discorso opposto per Scott Neustadter e Michael H. Weber  che hanno fatto un buonissimo lavoro nella divertente commedia “The disaster artist”; hanno più di una possibilità di vittoria. Per ultimo ho lasciato il film che ho preferito: “Molly’s game”. Aaron Sorkin, qui anche alla regia, è uno che sa il fatto suo, ha già vinto nel 2011 per “The Social Network” e ha al suo attivo ottimi prodotti come “Codice d’onore”, “Malice”, “L’arte di vincere” e “Steve Jobs”. La pellicola merita ed è ben scritta perciò la mia preferenza va a

Aaron Sorkin per MOLLY’S GAME

MIGLIOR ATTORE: la battaglia quest’anno è ristretta a due grandi attori del cinema moderno ovvero il grande Daniel Day Lewis e l’encomiabile Gary Oldman. Day Lewis ha già vinto ben 3 Oscar come miglior attore protagonista (“Il mio piede sinistro”, Il petroliere” e “Lincoln”) e ha annunciato il ritiro dal mondo del cinema a soli 60 anni dopo questa prova. Il quasi coetaneo Oldman, a mio parere troppo spesso sottovalutato, è solo alla seconda nomination. La sensazione è che Oldman sia leggermente avanti per l’ineccepibile interpretazione di Winston Churchill e io non ne sarei affatto dispiaciuto nonostante l’elegante prova offerta da Daniel Day Lewis in “Il filo nascosto”. Incomprensibile la candidatura assegnata a Daniel Kaluuya per “Scappa – Get-out”; assolutamente nulla di trascendentale, niente che non si sia già visto in un qualsiasi film horror, immagino sia una di quelle selezioni “politically correct”. La quarta casella è occupata dal giovane Timothée Chalamet che vive un contrastato amore omosessuale nel film di Guadagnino “Chiamami col tuo nome”. La pellicola è così così e Chalamet niente di clamoroso, possibilità nulle per lui. Il quinto slot è andato piuttosto a sorpresa all’inossidabile Denzel Washington che ha scippato il posto al meritevole James Franco che era stato applaudito ovunque per la commedia “The disaster artist”. Personalmente premierei

Gary Oldman per L’ORA PIU’ BUIA

MIGLIOR ATTRICE: sebbene sia indubbio che l’astro nascente del cinema Hollywodiano, la splendida Margot Robbie, abbia offerto una buonissima prestazione in “I, Tonya”, è certo che il suo momento di gloria verrà negli anni a venire. Il ruolo di favoritissima grava sulle spalle della veterana Frances McDormand (già vincitrice nel 1997 per “Fargo”) per il convincente ruolo della mamma determinata in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Alle sue spalle dovrebbe esserci Sally Hawkins che, per inciso, io ho trovato sopravvalutata per la sua recitazione piuttosto monocorde in “La forma dell’acqua”. La super sorpresa potrebbe arrivare dalla giovane e versatile Saoirse Ronan giunta alla sua terza nominations e già premiata a gennaio con il Golden Globe per l’insolito film di formazione “Lady Bird”. Anche quest’anno chiude il lotto la leggendaria Meryl Streep giunta alla ventunesima candidatura per la sua ineccepibile recitazione in “The Post”; non vincerà nemmeno quest’anno però il suo mito continua ad autoalimentarsi e ad accrescersi. Nell’incertezza indico la mia prediletta in:

Saoirse Ronan per LADY BIRD

Saoirse Ronan

Saoirse Ronan

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: miracoloso l’inserimento del veterano Christopher Plummer nella lista. Il nostro ha sostituito Kevin Spacey, travolto dallo scandalo molestie, nel film “Tutti i soldi del mondo” e ha rigirato le scene di Spacey poche settimane prima dell’uscita del film; era difficile non premiarlo con una nomination. Candidatura meritatissima che è andata anche a uno dei miei attori prediletti, quel Willem Dafoe protagonista del non irresistibile “Un sogno chiamato Florida”; poco probabile una sua vittoria, alla sua terza candidatura, ma non si sa mai. Il terzo nominato mi è incomprensibile; non che Richard Jenkins non si faccia rispettare ogni volta che appare sullo schermo però nel film di del Toro il suo “vicino di casa omosessuale” non è per niente memorabile. Il bravissimo Michael Shannon avrebbe dovuto essere al suo posto per lo sgradevole personaggio interpretato nella medesima pellicola. Veniamo ora alla doppietta di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, Sam Rockwell e Woody Harrelson. Nulla da dire, entrambi bravi: Harrelson intenso e drammatico, Rockwell stolido e camaleontico. Il frontrunner è Rockwell e io sono assolutamente d’accordo, un’interpretazione solidissima e molto convincente. Non posso che tifare per

Sam Rockwell per TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Allison Janney ha offerto un’ottima prestazione in “I, Tonya” ed è la favoritissima in questa categoria ma per quanto mi riguarda potrebbe davvero vincere chiunque. Escludendo la prova marginale di Octavia Spencer (tra le attrici predilette dell’Academy e spessissimo presente nelle liste dei nominati) in “La forma dell’acqua” anche le altre tre concorrenti mi sono sembrate all’altezza. Mary J. Blige non è solo cantante e l’ha dimostrato nella sua intensa prova nel poco riuscito “Mudbound”. L’attrice teatrale Lesley Manville riceve la sua prima nomination per la parte della sorella di Daniel Day Lewis in “Il filo nascosto”; prestazione misurata ma marginale. Laurie Metcalf si contrappone/integra alla grande a Saioirse Ronan nella parte della mamma preoccupata in “Lady Bird”. Sono molto curioso di vedere chi la spunterà.

Laurie Metcalf per LADY BIRD

MIGLIOR FOTOGRAFIA: Rachel Morrison ha già raggiunto un grande traguardo: è la prima donna ad essere candidata in questa categoria. Ovviamente le possibilità di vincere per lei e per “Mudbound” sono nulle. L’esperto danese Dan Laustsen è alla sua prima candidatura per “La forma dell’acqua” ma è rinomato nell’ambiente per l’ottimo lavoro svolto in pellicole visivamente accattivanti come “Il patto dei lupi”, Crimson Peak” e “Silent Hill”. Il francese Bruno Delbonnel è alla sua quinta candidatura con “L’ora più buia” ed è sicuramente nelle mie simpatie perché tra i suoi lavori v’è l’indimenticabile “Il favoloso mondo di Amelie”. Ed eccoci a uno dei favoriti: Roger Deakins. Il nostro è giunto alla tredicesima candidatura senza aver mai vinto, che sia la volta buona con il visivamente mirabile “Blade Runner 2049”? A contendergli la vittoria c’è anche lo svizzero Hoyte van Hoytema alla prima candidatura per lo spettacolare lavoro svolto in “Dunkirk”. La sua fotografia ha reso vivida e pulsante ogni scena del film. Ho la netta sensazione che potrebbe essere l’anno di Deakins, anche se Delbonnel e van Hoytema…

Roger Deakins per BLADE RUNNER 2049

MIGLIOR SCENOGRAFIA: il duo Sarah Greenwood e Katie Spencer ha già ricevuto quattro nominations e questa volta aggiunge una doppia candidatura per “La bella e la bestia” e “L’ora più buia”; onestamente entrambi meritano molto e potrebbero pure spuntarla però i favoriti sembrano essere Dennis Gassner e Alessandra Querzola per la sontuosa messa in scena di “Blade Runner 2049”. Difficile che non sia la pellicola di Scott a spuntarla anche se gli elementi minimali de “La forma dell’acqua” potrebbero avere una qualche possibilità pur essendo realizzati da Paul D. Auterberry, famigerato scenografo di “Twilight”. Chiude la cinquina il duo Fettis – Crowley per “Dunkirk”; pur con tutto il bene che voglio a questo film non credo abbiano alcuna possibilità. La mia preferenza va a

Dennis Gassner e Alessandra Querzola per BLADE RUNNER 2049

Blade Runner 2049

Blade Runner 2049

MIGLIORI COSTUMI: doppia nomination per la costumista britannica Jaqueline Durran (vincitrice nel 2013 per “Anna Karenina”). “La bella e la bestia” e “L’ora più buia” sono le pellicole per le quali è stata candidata; voci di corridoio dicono che sarà lei a spuntarla. L’altro favorito è Mark Bridges che, come quando vinse per il raffinato “The artist”, ha preparato una gamma di vestiti davvero notevole per “Il filo nascosto”. L’irlandese Consolata Boyle, alla sua terza nomina, si propone anche quest’anno per i discreti risultati ottenuti in “Victoria & Abdul”, non credo abbia possibilità. Sarei molto sorpreso se l’esordiente Luis Sequeira portasse a casa la statuetta per “La forma dell’acqua”, ma mai dire mai. Il mio apprezzamento è per:

Mark Bridges per IL FILO NASCOSTO

MIGLIOR COLONNA SONORA: non mi spiego l’inserimento di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”; la sua colonna sonora è a dir poco inesistente. “Star Wars: gli ultimi Jedi” cala l’asso, John Williams, già cinque volte vincitore, non mi stupirei se la statuetta andasse a lui. Il mio timore è che il favore della giuria vada a Alexandre Desplat (già un Oscar per lui) per la sua colonna sonora anni ‘60 nel film “La forma dell’acqua”. Io l’ho trovata dimenticabilissima, spero non si compia questo misfatto. “Il filo nascosto” presenta un commento sonoro elegante in linea con il tono del film, buono il lavoro di Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, ma non credo abbia possibilità. Ultimo ma mio preferito Hans Zimmer (una vittoria su dieci nominations) per l’incredibile lavoro fatto in “Dunkirk”. Considerando che la pellicola di Nolan è praticamente senza dialoghi e si regge tutta su un’incredibile colonna sonora che ne cadenza i momenti salienti con grande intensità e ritmo serrato, spero con tutto il cuore che porti a casa la statuetta. La mia preferenza va a:

Hans Zimmer per DUNKIRK

MIGLIOR MONTAGGIO: per quanto mi riguarda il nome vincente non può che essere solo uno ovvero Lee Smith, alla sua terza candidatura, per il grandissimo lavoro svolto in “Dunkirk”. Il montaggio, in un film costruito su tre scenari differenti come quello di Nolan, è stato determinante, sarebbe un delitto non premiarlo. Segue a poca distanza Sidney Wolinsky per “La forma dell’acqua”; le simpatie di cui gode questa pellicola potrebbero giocargli a favore. La sorpresa potrebbe essere il duo Amos-Machliss per “Baby Driver – Il genio della fuga”, film che è passato sotto silenzio ma niente affatto male. Ci sarebbe poi Jon Gregory per “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” ma il film di McDonagh non fa del montaggio la sua forza. Chiude il lotto “I, Tonya” che mi pare un titolo riempitivo.

Lee Smith per DUNKIRK

La forma dell'acqua

La forma dell’acqua

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO – SONORO: entrambe le categorie vedono i medesimi candidati. Anche in questo caso la sfida parrebbe molto incerta, il solo “Baby driver” sembra non avere alcuna possibilità. A mio parere “La forma dell’acqua” e “Star Wars: gli ultimi Jedi” partono in seconda fila e a giocarsela saranno i miei due prediletti per questa novantesima edizione degli Oscar, ovvero “Blade Runner 2049” e “Dunkirk”. Entrambi mostrano un lavoro eccellente in questo comparto, specialmente per il film di Nolan che ha curato meticolosamente il comparto sonoro; non mi stupirei di veder assegnato un premio a testa con sonoro a “Blade Runner 2049” e montaggio sonoro a “Dunkirk”.

DUNKIRK e BLADE RUNNER 2049

 

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: i contendenti qui sono agguerritissimi ed è difficile capire chi potrà spuntarla. “Star Wars: gli ultimi Jedi” fa la sua figura come tutti i film della saga; “Guardiani della galassia vol. 2” è ben realizzato ma pare il più debole del gruppo; “The war – Il pianeta delle scimmie” potrebbe avere diverse chances anche se credo che alla fine se la giocheranno il sontuoso “Blade Runner 2049” e  l’alquanto apprezzabile “Kong: Skull island”; il mio prediletto è

BLADE RUNNER 2049

 

MIGLIOR TRUCCO: tre i papabili in questa sezione e sono onestamente tutti meritevoli; immagino che l’Academy consegnerà la statuetta nelle mani di Arjen Tuiten per il lavoro svolto sul ragazzino malformato di “Wonder”, comunque anche “Victoria & Abdul“e, soprattutto, “L’ora più buia” col trio Tsuji, Malinowski, Sibbick, non ruberebbero nulla. La mia preferenza va a:

L’ORA PIU’ BUIA

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE: sulla carta anche in questa edizione dovrebbe farla da padrona la Disney con il fiacco “Coco” ma c’è un ma… I sondaggi lo danno come grande favorito però un paio di fattori potrebbero generare una sorpresa: la pellicola è oggettivamente discreta ma non è niente di clamoroso e in più alla voce “produzione” reca il nome di John Lasseter, genio di casa Pixar autosospesosi per sei mesi per aver tenuto “comportamenti inappropriati” con alcune collaboratrici. In virtù di ciò la puritana Hollywood potrebbe far pagare il conto alla Disney premiando il simpatico toro “Ferdinand” o magari il magnifico “Loving Vincent”? Quest’ultimo è un piccolo gioiello che meriterebbe una grande riconoscimento. Chiudono il lotto, staccatissimi, lo sciocco “Baby Boss” che è stato inserito nel lotto a discapito del superiore “Lego Batman” e “The Breadwinner”, piccolo dramma a sfondo mediorientale co-prodotto da Angelina Jolie. Mancando un prodotto di casa Ghibli tiferò decisamente per:

LOVING VINCENT di Dorota Kobiela e Hugh Welchman

Candidati

Candidati

OSCAR 2018: preferenze e previsioniultima modifica: 2018-03-03T16:35:10+01:00da baronbodissey
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