SIDO (1930)

3767b049477f9fc5cdd5931f7f763b33_w190_h_mw_mh Sido altri non è che il nome col quale il padre di Colette, “il Capitano”, usava chiamare la moglie ed è il diminutivo di Sidonie. Questo delicato omaggio alla vita famigliare della Colette giovinetta ci consegna il ritratto di una donna forte ma delicatissima, spesso dedita al suo giardino fiorito, circondata da leggiadre ortensie e rose dal colore rosso acceso. Sido è madre premurosa ma anche donna frizzantissima con un grande cuore e un incommensurabile amore per i figli. Colette si rispecchia in lei, intuisce che molte delle peculiarità materne hanno contribuito a delineare il suo modo di essere e questo libricino è il suo modo per ringraziarla. La preoccupazione precipua di Sido è quella di portare luce e calore presso i suoi cari e vi si dedica sempre con grande passione e trasporto. Questa donna di provincia, profonda conoscitrice dei venti, non è però un’ingenua contadinotta ma un’elegante signora, che è ben conscia di cosa sia la vita mondana parigina, anche se ne resta lontana. Viene poi tinteggiata la figura del padre di Colette, “poeta e cittadino”, che si muove in questo paesaggio rurale come ingabbiato dall’amore incondizionato e infinito per Sido. Il capitano è un uomo che Colette non ha mai capito sino in fondo, solo dopo la sua morte ha compreso l’enorme devozione sempre mantenuta nei confronti della madre. La perdita della gamba durante la guerra aveva reso quest’uomo estremamente buono coi figli e fedele marito con l’unica preoccupazione di morire dopo la consorte. Nelle pagine successive si procede con la descrizione dei “selvaggi”, i due bei fratellastri di Colette; complici irrequieti, dotati di grande intelligenza e ingegno! Ci viene raccontato un loro gioco letterario molto carino: scelta una parola “tabù”, in questo caso “grazioso”, i due, leggendo un qualsiasi romanzo, avrebbero dovuto pagare pegno, versando in un salvadanaio due monete d’oro, ogni volta che l’avessero incontrata. Avrebbero invece prelevato dieci monete se il libro ne fosse risultato privo. Le ultimissime brevi pagine sono dedicate alla sorella maggiore, “l’estranea, la bruttina piacente”, sposatasi nonostante il parere contrario della madre.

Colette

Colette

Debbo premettere  d’avere una particolare predilezione per quest’autrice francese non troppo frequentata dagli italici lettori. Forse “Sido”, edito nel 1930, non è il migliore libro di Colette, però credo meritasse uno spazio qui, tra le “cose” che prediligo. Questo “grassioso” romanzo non ha nulla di retorico né di autocompiaciuto, m’è parso molto “sentito” e verace, conserva sia la brillantezza che l’ammaliante eleganza tipica del modo di scrivere di Colette. Nello svolgimento ha un sentore di nostalgico, di dimesso e probabilmente gli manca quel “quid” che m’aveva fatto adorare “Il grano in erba”. Se confrontiamo le due opere qui è riscontrabile una certa mancanza di freschezza, di un ritmo giocoso che invece esondava dalle pagine di quell’altra e la rendeva quasi magica. M’ha come dato l’impressione di essere al cospetto di una (bella) tela ormai un po’ stinta che si contempla con malinconia. Per chi ha già imparato ad apprezzare Colette è un must, per chiunque altro potrebbe rappresentare un ottimo approccio…

 

SIDO (1930)ultima modifica: 2014-03-07T23:57:47+01:00da baronbodissey
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in Libri, Libri che forse non avete letto! e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a SIDO (1930)

  1. purinella scrive:

    Ma che chicca! anche a me piace Colette. Questo non lo conoscevo… dal tuo commento mi trasmetta un’aria, incantata e piacevole, d’altri tempi 🙂

  2. baronbodissey scrive:

    Io adoro Colette, trovo i suoi romanzi deliziosi.
    Forse merito della traduzione ma raramente ho letto pagine tanto eleganti…

I commenti sono chiusi.