GLI AMARANTO (1956)

Gli amarantoOggi è il turno di Jack Vance e del suo “Gli Amaranto”, editato anche come “Stato sociale: Amaranto” (To Live Forever, 1956). Autore sempre molto amato dal pubblico per la narrazione fluida e avvincente e per la grande capacità di inventare dal nulla, mondi, tribù, usi e costumi, questa volta è stato in grado di creare un piccolo classico di fantascienza sociologica, con una spruzzata di elementi avventurosi. L’ambientazione è la nostra Terra, non quella che tutti conosciamo oggi ma la medesima in un ipotetico futuro, in cui un sistema sociale sofisticato e affascinante regge le sorti della Regione di Clarges. Questo luogo è circondato da una “barriera elettrificata” all’esterno della quale “migliaia di cadaveri carbonizzati ricoprivano il suolo”. Stavolta il contesto non è quello tipico della “terra morente” che caratterizza le sue opere fantasy, perché Clarges è un piccolo paradiso circondato da un mondo di barbarie. La popolazione ha la possibilità di rimanere “glodola” e condurre una vita normale, oppure tentare la scalata alle 5 phyle o tribù che sono regolate tramite un ordine gerarchico: Famiglia – Cuneo – Terzo – Orlo – Amaranto. Il passaggio da un livello a quello superiore è assegnato tramite meriti “professionali” e conferisce all’individuo anni di vita supplementare; una volta giunti alla tribù Amaranto si guadagna il dono dell’immortalità. In questo contesto potremo seguire le avventure di Gavin Waylock, personaggio determinato e spietato che, forse, nasconde qualcosa nel suo passato e ha una missione ben precisa da perseguire. Ho trovato la lettura, com’è lieta consuetudine per tutti i romanzi vanciani, intrigante e divertente, il tutto scorre velocissimamente; sono presenti azione, intrigo, ottime idee nella costruzione del funzionamento di Clarges e uno sviluppo della trama non banale. Una lettura gradevole che pone anche un quesito sulle modalità di controllo esercitate dalla realtà politica in cui tutti viviamo e ciò che ognuno potrebbe fare per scombinare le carte. Il tema dell’assegnazione arbitraria degli anni di vita e del rapporto potere/comunità popolare è stato ripreso anche in una recente pellicola, non riuscitissima, di Andrew Niccol, ovvero “In time” (2011).

to-livebDopo gli elogi debbo muovere anche un paio di critiche: senza scender nei particolari dirò che il finale risulta decisamente un tantino “tirato via”, non del tutto convincente (i finali sono un po’ il punto debole di Vance a fronte di una magnifica conduzione centrale). In più devo ammettere che, nel momento topico del libro, per giungere a uno sblocco della situazione Vance ha adottato una soluzione troppo semplicistica ed esile sul piano del filo logico (esattamente come fece ne “I linguaggi di Pao”; però non parliamo del “deus ex machina” tanto usuale nei romanzi di un Van Vogt). Ultimo appunto: a mio avviso un paio di passaggi sono mal tradotti, non per termini astrusi o desueti ma perché il ragionamento o la descrizione originale viene riportata in modo poco comprensibile. In definitiva un buon lavoro, dotato di pungente inventiva, che esula completamente dalla fantascienza con astronavi o robot (sempre meglio specificarlo perché qualcuno leggendo “fantascienza” potrebbe storcere il naso – ma è un argomento su cui tornerò in futuro); merita sicuramente un’occhiata.

GLI AMARANTO (1956)ultima modifica: 2014-02-07T23:21:25+01:00da baronbodissey
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