Caso vuole che il giorno dopo la nascita di Algernon Blackwood, benché diversi anni dopo, morisse il maestro indiscusso dell’orrore sovrannaturale, “il solitario di Providence“, ossia H. P. Lovecraft. Il grande e schivo autore americano capace di realizzare “un mito fondatore” della letteratura mondiale, lasciava questo mondo 77 anni fa. Lovecraft odiava la realtà in cui viveva e mal digeriva il realismo infuso negli scritti della letteratura mondiale (nel suo famoso saggio* sulla letteratura sovrannaturale, scrisse a proposito di Flaubert che se non avesse avuto una spiccata tendenza verso il realismo sarebbe potutto diventare, per dirla alla Plinio, un “monstrorum artifex“, un tessitore d’incubi); ci ha lasciato moltissimo materiale che meriterebbe di essere conosciuto da tutti (diverse lettere del suo immane epistolario sono ancora sconosciute). Ci sarebbero innumerevoli brani o cupe citazioni o gustose epistole che potrei riportare ma io e Cthulhu (supremo signore delle profondità inconoscibili) vogliamo celebrarlo (e sarà così ogni anno a venire) con un breve componimento da lui realizzato nel 1916 e intitolato “L’ignoto”**:
Cielo agitato…
la luna nera…
onde in tumulto…
vien la bufera;
Nubi rigonfie…
ulula il vento…
neri vapori
in cupo fermento.
Splende fra i picchi
la luna chiara…
Ma Dio! Quella macchia
sopra il tuo volto!
* “L’orrore soprannaturale nella letteratura” (Supernatural horror in literature, 1927)
** tratto da “H.P.Lovecraft – Il vento delle stelle”, 1998, ed Agpha Press, traduzione a cura di Sebastiano Fusco.
Un meraviglioso omaggio ad un grandissimo autore…
Che belli i versi che hai riportato…