Radcliffe e Lewis

Ann Radcliffe

Ann Radcliffe

Inghilterra. Siamo alle fine del “secolo dei lumi”, la ragione sta per fare spazio a una nuova sensibilità dell’animo con l’appressarsi del Romanticismo ed è in questo momento che Ann Radcliffe e Matthew Gregory Lewis, sulla traccia creata da Horace Walpole col suo “Castello di Otranto” (1764), contribuiranno in maniera fondamentale a delineare e a cementare le basi del romanzo gotico. Lei, nel 1794, manderà alle stampe “I misteri di Udolpho”, lui, l’anno seguente, “Il monaco”; entrambi i romanzi godettero di straordinaria popolarità. I due valenti scrittori non si conobbero mai: la Radcliffe proveniva da una famiglia agiata e si sposò giovane; disertava le occasioni mondane e visse una vita molto ritirata e dedicata alla scrittura (sei i romanzi portati a termine tra i quali va ricordato il notevole “L’italiano” o “Il confessionale dei penitenti neri”, 1797). Lewis, parimenti di felici natali, studiò a Oxford ed ebbe incarichi istituzionali; fu un discreto avventuriero ma trovò il tempo di frequentare amabilmente Lord Byron e Percy B. Shelley; ebbe anche modo di conoscere lo scalmanato William Beckford e di dare una mano a Walter Scott nel mondo letterario. Proprio Scott rappresenta l’unico sottile legame tra Lewis e la Radcliffe: criticò (azzarderei non senza ragione) il lavoro dell’autrice.

Il monaco, 1795

Il monaco, 1795

Radcliffe e Lewis avevano due modi assai differenti di tradurre su carta lo scontro tra pensiero razionale e credenze soprannaturali (ivi comprendendo tutto quel che concerne la fede) e le loro invenzioni fantasmagoriche lo dimostrano: a (spesso) eroine impaurite ma risolute e pure calate in magioni lugubri e spaventose; alla grande abilità, con poche pennellate, di creazione della tensione legata a un’innata capacità evocativa dell’elemento orrorifico (grazie all’implementazione di classici elementi gotici), posseduta dalla Radcliffe, si contrapponevano personaggi ambigui, (anti) eroine scandalose e vessate (qualcuno accusò Lewis di misoginia all’uscita del romanzo); a cui si sommavano violenza, trasgressione, carnalità, macabro e una forte connotazione dell’elemento “desiderio” fattosi peccato, che diventa motore precipuo dell’avvento del male, di Lewis. Si potrebbe dire che “Il monaco” tenti di rendere spaventosamente reali passione demoniaca e orrore soprannaturale che in “Udolpho” (o ne “L’Italiano”) erano solo maestosamente evocati per poi essere vanificati nel finale. Dunque abbiamo due differenti tipi di “sensibilità”: una “spirituale” contrapposta a una “fisica”, due facce dello stesso sistema emozionale atto a creare spaventi e riflessioni su ciò che è sacro e su cosa è mera superstizione (“una mente informata è la miglior sicurezza contro il contagio da follia e vizio”, cit. “Udolpho”). Sebbene H.P.Lovecraft nel suo celeberrimo saggio* avesse dimostrato in più passaggi di non amarli molto: “la Radcliffe e Lewis si prestano alla parodia”; accusando la Radcliffe, come fece Scott, di proporre un soprannaturale fittizio, “spiegato” da atti “naturali”, e Lewis di eccessiva prolissità e trasgressività, è indubbio che questi due personaggi furono fondamentali per la narrativa mondiale (esulando da quella gotica). Ebbene, entrambi nacquero oggi, 9 luglio: per la Radcliffe è il 250° anniversario, per Lewis il 239°. Queste poche righe mi servivano per fare loro gli auguri!

PS: oggi è anche l’anniversario della nascita di Merwin Peake ma per un “triello” non ero attrezzato. Ne parlerò più avanti!

 

* ”L’orrore soprannaturale nella letteratura” (1927)

Radcliffe e Lewisultima modifica: 2014-07-09T17:27:58+02:00da baronbodissey
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